Euforia

Due fratelli, Ettore e Matteo, che più diversi non potrebbero essere: il primo continua a vivere nel paesino di provincia dove è nato, fa il prof di matematica alle medie, è schivo e scontroso; il secondo, più giovane, si è da tempo trasferito a Roma, fa l’imprenditore di successo, è brillante ed eccessivo in tutti gli ambiti della sua esistenza. Si frequentano poco e ciascuno sa poco dell’altro ma un evento inaspettato li obbliga a riavvicinarsi e a riprendere un rapporto che si intuisce essere stato felice negli anni dell’adolescenza.
Valeria Golino, dopo Miele (2013), affronta di nuovo con estrema delicatezza e senza pietismi il tema della malattia e di come il suo irrompere nella vita di una persona e della sua cerchia di affetti, possa sovvertire equilibri e dinamiche che si credevano consolidati.
Con una fotografia sfavillante che riprende la Capitale dall’alto, che s’insinua nelle mosse di corpi maschili che danzano al buio, che abbraccia nel cielo il meraviglioso ricamo di uno stormo in volo, il film della Golino è una puntuale disamina degli stati d’animo dei due fratelli, di ciò che li lega e li separa, di come, per quanto siano diversi, sono simili, tanto che alla fine non si capisce chi sia il più fragile e chi sostiene chi, se quello malato o quello sano. Di una bravura straordinaria i due protagonisti: Scamarcio nella parte di Matteo e Mastandrea in quella di Ettore. E se del secondo conosciamo da tempo il grande talento – decine e decine di film dal ’90 a oggi -, l’immagine di Riccardo Scamarcio, nonostante alcune buone prestazioni (Mine vaganti di Ozpeteck e il Rosso e il blu di Piccioni), risultava ancora troppo aderente, per chi scrive, a quella iniziale e un po’ fatua di Bad guy. Mentre in questa pellicola riesce a dare mille sfaccettature al suo personaggio: divertente, a tratti osceno, drammatico, tenero, incredibilmente umano nella sua disperazione. Ottime le “spalle” femminili: bravissima Marzia Ubaldi (madre dei due), intensa come sempre Isabella Ferrari, buoni i due cammei di Valentina Cervi e Jasmine Trinca.
Un plauso a Valeria Golino che si conferma attrice e regista di grande passione e che spiega in un’intervista il titolo del film “Euforia“: “Si tratta di quella bella e pericolosa sensazione sperimentata dai subacquei nelle grandi profondità: un sentimento di assoluta felicità e di libertà totale… È una sensazione che deve essere immediatamente seguita dalla decisione di raggiungere la superficie prima che sia troppo tardi, prima di perdersi per sempre negli abissi”.
Euforia di Valeria Golino – Italia 2018

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