Farewell

 

C’è uno scoglio su cui il mio humor si frange. E’ lo Scoglio Massimo, incubo di tutt* le-i navigant*.
Brava la Guzzanti quando lo imitava en travesti, ma non era il Max D’Alema di oggi.
Di lui ammiro una cosa: parla bene francese, e per una francofila come me è un pregio notevole. Per il resto vale quel che mi ha insegnato mia madre: ” Sanno sempre tutto loro. Credono di avere la verità in tasca “.
Su questo Max Factor quale humor si potrebbe fare? La storia della Verità in Tasca potrebbe snodarsi da una nave che parte per Cuba negli anni Sessanta, con lui in giacchina e cravattina. Lo immagino intento a parlare con i compagni e le compagne sul ponte della nave, prima di scendere nella sala da ballo dove l’orchestra suona il karasciò e i balli lisci dell’Emilia Romagna, magari intervallandoli con Gianni Morandi e Nessuno mi può giudicare, secondo la tradizione del comunismo italiano.
Oppure, andando più in là nel remoto, Togliatti che lo premia per il bel temino e già ne intravvede la tempra del Mister Verità, un leader Massimo? Cos’altro ancora? L’ombra del padre senatore, la Normale abbandonata (ma non la norma, jamais), il 68 a Parigi, la Fgci? Oppure, saltabeccando ancora, la svolta della Bolognina, il governo, il tentativo fallito di compromesso con Berlusconi – per il quale ancora molti lo detestano – , la caduta, l’andare in palestra a farsi un fisico bestiale, la barca a vela? I baffetti? I riccetti?
Niente, in fondo, che ispiri. Questo è lo humor che si può fare su di lui: dichiarare la propria incapacità di fronte a tanto granitico Scoglio Massimo. Chi crede di avere la verità in tasca risulta in fondo opaco, nessun brillio, guizzo, opaca la sua aura che svanisce lentamente.
La sua fine non sarà una rottamazione, ma una forma diversa di sopravvivenza fra le anse del potere. Darwin docet e il vintage va di moda come non mai. Nessun rumore, nessun umore attorno.
Quel che resta del giorno? Il Copasir è ora ciò che più si addice al personaggio, fra le ombre di un 68 che fu, svanito e diventato fantasma nelle menti e nei desideri “come si porta un maglione sformato su un paio di jeans”, meno durevole di una canzone di Guccini. Farewell.

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