Sentilo! Ma lo senti? Al tramonto il Forte Rosso è rosso da morire.
E qui, sotto i minareti della “Moschea più grande dell’Asia” (ma quante “Moschea più grande dell’Asia” ci sono in Asia?), quel tizio sta cantilenando il Corano. Suoni che tagliano il cuore.
Quanto vorrei essere capace di fermare il tempo.
Muna Paka mi aspetta nervoso sul suo risciò a pedali: ha paura che io lo tradisca per un altro.
Stanotte, ancora, dormirà per terra nella hall del mio albergo per essere sicuro che anche domani mi serva di lui. Pensa che a spingere sui pedali vorrei uno con tutte e due le gambe: si è offeso quando sono sceso a spingere, sul cavalcavia della ferrovia. Cazzo, Muna, ti eri piantato sulla salita e con una gamba sola mica ripartivi! Muna, tranquillo fratello, chalò.
Ma ora lasciami.
Nemmeno l’odore dolciastro del sangue di gallina e montone che il vento caldo e umido mi porta dal mercato della carne può rovinarmi questo momento.
Nemmeno il coro di clacson delle auto dietro ai camion con scritto “horn please”.
Tranquillo, Muna: ho fermato il tempo.