Tutte coloro che hanno avuto una separazione burrascosa sanno che la vera materia del contendere é il possesso o la situazione economica, o spesso entrambe le cose insieme.
Nella prima ipotesi l’uomo, invece di essere riconoscente alla consorte che lo lascia libero, lo solleva pure dalle incombenze delle responsabilità di educare i figli (di cui lui si occupava normalmente solo ai pranzi a casa di mammà) e gli evita anche anni di bugie sulle riunioni di lavoro e sui corsi di aggiornamento in improbabili hotel, cosa fa? Si incazza. Si incazza perchè lei ha deciso e ha la forza di mandare tutto all’aria, perché lui non é riuscito nella primaria aspirazione di quasi tutti i maschi: sottometterla e renderla incapace di autodeterminazione.
Nel secondo caso aggiunge alla rabbia di essere stato mollato, la sindrome del povero cristo e inizia con il mantra del “se te ne vai, i figli te li mantieni”, e “mi devi risarcire economicamente dell’affronto”. Di colpo si trasforma in nullatenente con tutto in comodato gratuito e conti correnti magicamente intestati a nonni e parenti vari.
A volte torna pure da sua madre, giusto per avvalorare la tesi dell’ “altrimenti finirei alla Caritas”, ma non si dimentica di affittare un bilocale in centro da usare come 50 sfumature di euro e neppure di andare nei ristoranti alla moda con la nuova di turno, che ha sempre almeno 15 anni in meno di lui.
E la nuova di turno ci salva la vita, perché se lui trova presto una donna che ha preso il nostro posto, smetterà di perseguitarci, e magari di farci pure del male in futuro.
Sì, bisogna sempre denunciare e difendersi, ma ricordarsi che per fuggire bisogna rinunciare a molto, avere una rete di protezione efficace che non é purtroppo la legge, andarsene lontano se si può, e soprattutto pregare… Pregare che i figli diventino presto maggiorenni.