Giugno, quando piove
assomiglia ai ricordi del lontano dopoguerra
occhi tondi e le parole strette
di mio padre.
Il cielo, visto qui è un fazzoletto
grande scuro e bianco
fra i tetti delle case
i mondi interni della gente quotidiana.
Adesso, le persone hanno nomi diffidenti
piante, semi, fusto, foglie le radici
sono come le racconta il dizionario
senza le figure di una guida storie vecchie
di un erbario.
Le strade, invece da capire sono strane sono niente,
strette sempre grandi nel loro affaccendarsi
nessuno sa momento per momento
cosa si avvicendi dentro al cuore negli incontri.
Così la luce, come i luoghi familiari
subisce tanti mutamenti,
dal chiaroscuro di novembre
al sole di un’estate incerta
sino a tardi se partire
per il mare più vicino
o disdire ogni appuntamento
che cada in giorno pari
ed essere mancante,
dispari per sempre difettosa
di sole di ricordi
di granelli della sabbia
per tornare.