Fiorucci per noi ragazze di ogni epoca

 

Tanti, ma tanti anni fa in via Torino, a Milano – ero una ragazza – scoprii un meraviglioso negozio di pantofole. Con le mie amiche impazzimmo, le compravamo in velluti a coste di tutti i colori e le usavamo come scarpe da sera. Poi il giovane Elio si scatenò, aprì un grande negozio di TUTTO sempre in via Torino, ancora più vicino a casa mia. Io giovane madre scendevo, e mi incantavo. Un mondo bellissimo e nuovo si apriva ai miei occhi, tre piani di fantasia a prezzi abbordabili. Tornavo in casa con le mie prede e di nuovo mi sentivo viva e libera. Una ragazza senza figli, che avrebbe potuto viaggiare ovunque, vivere avventure folli.
Frequentavo, a volte, il negozio di via Passarella. E poi più avanti, mi gettavo, sognando, nell’immenso store di corso Vittorio Emanuele.
La bravissima cartomante che per parecchi anni lesse destini di persone angosciate o speranzose, nell’angolino a lei dedicato, è una mia amica.
Elio è stato un vero genio, un creatore che ha portato il nome italiano in tutto il mondo. Era anche una persona alla mano. Lo ringrazio di tutto quello che mi, ci ha dato in tanti anni. Una vita riuscita, come uomo e come artista.

Giovanna Nuvoletti

 

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Con le sue creazioni, colorate e uniche, permetteva viaggi immaginari tra cherubini sorridenti, pin up e attuali nanetti. Pensieri come flash di pomeriggi a scegliere oggetti da portare nel mio mondo e mattine di bigiate, rifugiandosi in un luogo fantastico e profumato dai i suoi fiori fiabeschi. Adesivi con immagini lontane dalla ragazzina che ero, acerba nel mio essere, ma che scopriva in quel mondo la voglia di crescere, di essere donna. La sua “love therapy” quanto mai vera.

Simona Ciccioni

 

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Elio Fiorucci colorò la vita di una liceale di provincia, indignandone i borghesi genitori. In una bottega della cittadina piemontese ben diversa dalla boutique dove mi abbigliava mia madre, scoprii un caleidoscopio di fantasia, tinte mai indossate, stampe sgargianti, piume, luccichii. Mi innamorai persino del rosa, che da piccola avevo rifiutato, ostinata. Sponsor mia nonna, le mie estati tramutarono dai grembiulini di piquet agli short di jeans, non quelli inguinali – inibiti come i sandali con il plateau alla Carmen Miranda – gonne gitane, bijoux da Esmeralda. Quando, anni dopo, mi trasferii a Milano, l’emporio di corso Vittorio Emanuele, ricco anche di oggettistica, mi parve un paese dei balocchi: per nemesi, comprai le zeppe più alte, coperte di brillantini, lingerie quasi da boudoir, ma l’ironia di Elio sapeva preservare anche l’eccesso dalla volgarità.

Samantha Rossignoli

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