Franz, oh Franz – 3 luglio 1883

Franz, è proprio a te che mi rivolgo. Non a Joseph K. Parlo proprio con te che hai scaraventato lingua, stile e letteratura tedesca tutta giù per la rupe Tarpea.
Addio lunghi periodi inaccessibili, dove le participiali si avvinghiano alle gerundive, del tuo collega Thomas, quel Mann severo di Lubecca. Ciao ciao alla complessità di Robert, sì l’austriaco geniale Musil, tormentato indagatore dell’animo umano. Arrivederci formale eleganza di Roth, Schnitzler, Hofmannsthal.
E soprattutto basta con le ambientazioni dei lunghi romanzi nel loro contesto storico e con le nostalgie da fine secolo e le crisi esistenziali, le problematiche dell’identità e tutte queste nobili declinazioni in lettere dei tuoi contemporanei.
Tu, boemo di madrelingua tedesca, sei comparso all’improvviso e hai finito per fare da spartiacque: hai dato il via alla modernità, hai aperto la strada all’evoluzione della lingua tedesca, fino a quel momento magnifica e strutturata come un’opera architettonica, ma faticosa all’approccio. Hai avviato un nuovo modo di applicarla per esprimere anche i concetti più raffinati e per farci vedere il mondo da altre prospettive: le frasi brevi, precise e incisive, le immagini estemporanee, la raffigurazione per parabole e leggende, i paradossi. Tutta l’inquietudine racchiusa in parole secche, asciutte ma eleganti, le cui lunghe radici affondano nella cultura del mondo. A cominciare dal tuo, ebreo praghese che non sei altro.
Noi, lettori di diverse generazioni, abbiamo imparato da te cosa vuol dire scrivere. Abbiamo sofferto per capire quello che con parole semplici ma mai banali ci stavi raccontando. Pensa solo alla Metamorfosi: folgorato dall’idea una notte, l’hai elaborata in pochi giorni, e noi sono decenni che la studiamo, meravigliosa, unica, inimitabile. Buon compleanno sempre giovane Franz.

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