Friggitudine

Nonna diceva sempre “I belli stanno bene con tutto”. E pure “Vacci piano con il mangia-polvere, che sennò, sul pavimento, si pattina”. E anche “Quando il diavolo ti accarezza, vuole l’anima e fa le pentole, ma non i coperchi”. Nonna, insomma, stava continuamente lì a chiacchierare, con particolare passione contro il povero Lucifero. Ma la frase che ha sempre superato ogni prova del nove è “Se la fai fritta, viene buona pure ‘na ciavatta”. Ebbene: calzature escluse – ché il mio estremismo ha un limite – io friggo di tutto. Fettine panate, sogliole del mar Baltico, cinefili pomodori verdi, super-classiche patatine tagliuzzate. Ultimamente, il bell’orto dietro casa è esploso in un magnifico rigoglio di fiori di zucca, zucchine, fagiolini, pesche, albicocche, girasoli e a me è scoppiata la fissa dell’olio bollente. Quale morte migliore, per tali leccornie, di una pastella fiera, gonfia e croccante? Ho preso una ciotolola extra-size, ho frustato fino a sfinimento un uovo intero, ho infierito con un’abbondante presa di sale, poi mi sono armata di farina, colino e acqua frizzante bella fresca. Ho tagliato a listarelle le zucchine, lavato e asciugato i fiori accuratamente. La stessa sorte è toccata ai fagiolini.
Ho filtrato circa due etti e mezzo di farina con il colino – pioggia di neve sull’uovo già provato – e aggiunto l’acqua progressivamente, fino a ottenere una sbobba liscia e non troppo liquida. In quell’ameno beige ho tuffato tutto il verdurame, mischiandolo delicatamente con le mani (e oh! Com’è sensuale il velluto di una sozzura tanto sana!). Sul fuoco più vispo ho posato un’ampia padella a bordo alto, colma di olio di semi e d’oliva in parti uguali. A quel punto ha avuto inizio la danza: manciate di vegetali, separate dallo sfrigolio e da una gioiosa paletta di legno, hanno iniziato a scoppiettare e a gonfiarsi. Nuvole tempestate di bollicine friabili, salvate dalla cottura, solo a doratura raggiunta, da una schiumarola d’alluminio per finire, in bella mostra, sul letto di carta assorbente già allestito sul piatto piano più grande di casa. Ultima spolverata di sale, giusto per moltiplicare l’acquolina, et voilà!
Ho anche pensato che, la prossima volta, al posto del sale potrei usare lo zucchero e pastellare pesche e albicocche, magari da accompagnare a una coppa di gelato alla crema… quando ci proverò, vi farò sapere.
Ah, i girasoli non li ho fritti! Ho reciso e messo i più grossi in un vaso, al centro della tavola.  Piacevano un sacco, a mia nonna. Quanto al fritto, il diavolo sarà pure un accarezzatore compulsivo e scoperchiato ma, questo è certo, ne sapeva una meno di lei.

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