La mia gatta lecca il grana grattugiato solo dalle mie dita. Altrimenti mica lo accetta. E io risento di nuovo il sottile raspare di una ruvida lingua. Dopo millenni. Come quando il gatto rosso mi svegliava leccandomi disciplinatamente la faccia, ogni mattina, in via Necchi, per mandarmi a scuola, unico essere vivente che allora mi amasse. Raspa le mie dita, Codì, gatta strana. Anche tu, come me, madre non ne hai avuta – solo me. Questo è quanto ci è dato.