Nel primo campionato mondiale di calcio disputato in Italia nel 1934, lo stadio di Napoli fu scelto come sede della partita Germania-Austria.
Gli organizzatori erano inquieti e preoccupati, avevano un problema da risolvere: lo stadio era intitolato a Giorgio Ascarelli, ebreo. Poteva mai una squadra di un paese nazista giocare nel campo di un paese fascista nello stadio dedicato a un ebreo?
Giorgio Ascarelli, fondatore e primo presidente dell’Associazione calcio Napoli, costruì quello stadio a sue spese nel 1930 e per pudore non lo intestò a se stesso, chiamandolo “Stadio Vesuvio”. Ma alcune settimane dopo l’inaugurazione, a causa di un attacco di peritonite fulminante, morì.
Per riconoscenza I tifosi e i concittadini cambiarono la denominazione in “Stadio Giorgio Ascarelli”. Ma quel nome alla vigilia delle leggi razziali doveva sparire, la memoria e i meriti dovevano essere cancellati. Il regime ribattezzò lo stadio con il nome “ Partenopeo” e tentò di oscurane il ricordo.
Industriale, filantropo, appassionato non solo di calcio ma anche di canottaggio e di vela (fu tra i fondatori del Real Circolo Canottieri Italia nella rinnovata sede sulla Banchina Santa Lucia), Giorgio Ascarelli fu un personaggio eccezionale: è bene rinnovarne la memoria, quando episodi di razzismo iniziano di nuovo a serpeggiare.
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