Giovanna Marmo foto di Dino Ignani

Giovanna Marmo e la poesia che attraversa gli specchi

Una medusa

Le strade si svuotano, le tane sono piene
di lucertole, ragni e bisce. Una medusa
scura pulsa nel cielo, la stoffa che tiene
l’universo si spezzerà.

 

Costellazioni di sedie, divani logorati
dal tempo. Gli oggetti risaltano nel vuoto,
disegnano atlanti immaginari.

 

Non riesco a leggere i segni. Che qualcuno
mi spieghi, mi riconduca a una forma.
Temo di non sapere chi sia il carnefice.
E la vittima poi, ci sta?

 

Baciatemi presto,
sto lottando contro il crepuscolo.
Posso resistere fino a quando la luce nella casa
di fronte si accende. Non c’è tempo,
baciatemi.

 

“Medusa” di Giovanna Marmo letta da Anna Toscano

 

Giovanna Marmo scrive poesie a cui assistere come a uno spettacolo, non solo da leggere. I suoi testi sono composti da versi che vanno a creare più scene, ognuna delle quali con dissimili elementi di arredo e differenti attori: una sorta di teatro nel teatro che assomiglia alla vita. Ci sono sipari che si alzano all’improvviso scoprendo così nuove scene, talvolta una voce si alza dal boccascena “Baciatemi presto, […]”.  Il velario di tela si chiude, spesso a ghigliottina, a ogni fine poesia per darci l’inizio della successiva. La poesia prosegue anche dopo la fine, “Oltre i titoli di coda”, continua anche “Al di là delle palpebre”: una poesia immaginativa che parla di immaginario “Sì che valgono cose / mai viste”. Ma quantunque le cose mai viste appartengano all’immaginario, la poesia di Marmo le guarda come realtà concreta e presente perché per lei “è impossibile staccare lo sguardo”.  Lo spiazzamento meraviglioso creato da una poesia che sembra appartenga al sogno o alla finzione scenica ma al contempo parla del reale condivisibile quotidiano di telefoni staccati, binari vuoti, valige senza ruote, che si mischiano a costellazioni di sedie. Una poesia piena di luci e ombre, in cui il crepuscolo segna l’esistenza degli oggetti nella casa, con il buio solo “atlanti immaginari” di poesia a cui il poeta può attingere in quanto la sua “mano attraversa / più specchi”.

 

Giovanna Marmo, Oltre i titoli di coda, Nino Aragno Editore, Torino, 2015

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