Giuda

Già il titolo inchioda: Giuda. Un nome che evoca tutta la miseria umana, la debolezza e la vigliaccheria del tradimento.

Leggere Giuda di Amos Oz è una sfida: per chi ha fede, per chi non ne ha, per chi ama Israele e per chi è critico, per chi ama l’uomo e i suoi limiti. Può darsi che ne esca con una nuova visione del concetto di tradimento.

Si entra lentamente nel romanzo, dove si intrecciano diversi piani, dai destini dei protagonisti, alla storia di Israele, fino agli approfondimenti teologici e filosofici legati alla figura di Cristo, un uomo ebreo.

Siamo a Gerusalemme alla fine degli anni 50 e un giovane socialista, in difficoltà col vivere e con se stesso, abbandonato dalla fidanzata e in rotta coi compagni, lontano dalla famiglia di origine lèttone, giunto a un punto morto della sua tesi di dottorato, accetta un incarico curioso: far compagnia a un vecchio intellettuale storpio, Gershom Wald, conversando con lui per alcune ore al giorno e tenendogli testa nelle sue elucubrazioni, in cambio di vitto e alloggio e di un misero compenso. Lo assume Atalia, una donna misteriosa e attraente, di poche parole, abitante della stessa casa.

Intorno a Gerusalemme i giordani ancora sparano e gli israeliani difendono il loro giovane stato.

Shemuel, il protagonista, goffo e impacciato, si occupa della figura di Cristo vista dalla prospettiva ebraica, e di conseguenza i suoi studi lo portano a riconsiderare anche la figura di un altro ebreo maltrattato dalla storiografia, Giuda, l’unico colto e benestante tra i seguaci del nazareno.

L’ebreo Giuda diventa il traditore per antonomasia nel corso dei secoli. Shemuel scopre di trovarsi ora nella casa di un altro traditore, il padre di Atalia, Abrabenel, cacciato anni prima dalla direzione dell’Agenzia Ebraica e dal Comitato esecutivo sionista per la sua convinzione della necessità di una convivenza con gli arabi, su una terra comune.

Un oppositore della politica di Ben Gurion, quindi, guida politica indiscussa in quegli anni di nascita e difesa dello stato di Israele.

Ma Abrabenel era davvero un antisionista? Era un traditore del suo popolo? Lo era Giuda? E lo era stato il nonno lettone di Shemuel, agente della resistenza Ebraica, arruolato nella polizia britannica e ucciso poi dai fanatici? Queste storie rimandano a nuovi interrogativi: si può tradire per eccesso di amore? È tradimento la passione estrema?

Shemuel è sempre più coinvolto dalle vicende della casa e dei suoi abitanti. Cosa lega Atalia, Wald e l’abitazione in fondo al vicolo? Lo si scopre seguendo le giornate lente e tormentate di Shemuel, che passa da una discussione all’altra, in uno scambio intenso col vecchio intellettuale malfermo. Ma la sua giovane vita è anche turbata dall’attrazione per Atalia, ben più matura di lui, decisa a porre limiti invalicabili all’amore, per la riservatezza e l’amarezza che si porta addosso come un vestito, frutti di un passato doloroso.

L’inverno di Gerusalemme fa da sfondo a mesi di stasi apparente nella vita del giovane, in realtà momenti di evoluzione, crescita e distacco dal passato, mentre cresce con lui anche una consapevolezza nuova dell’oggetto dei suoi studi, fino a un capovolgimento di ruolo e di responsabilità di Giuda nella sorte di Gesù.

Il legame fra i tre personaggi diviene più intenso e solo una può essere la naturale e conseguente conclusione, cioè quella di vivere, proseguire il percorso facendo scelte ed errori, che qui non vanno svelati.

Con Shemuel anche il lettore arriva in fondo alla vicenda un po’ cambiato, certo più ricco di una nuova prospettiva. E questo grazie anche alla maestria dei passaggi narrativi coi quali Oz riesce a legare, passo dopo passo, i diversi piani della storia in apparenza slegati. Una lettura ricca.

 

Giuda, di Amos Oz. Traduzione di Elena Loewenthal. Feltrinelli Editore, 336 pagine. €18,00 EAN 9788807031090

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