Gli sguardi dei genovesi attraversano silenziosi la macaja afosa e umida.
Sono lampi scuri, palpebre pesanti, acquose iridi cilestrine, pupille di giaietto scintillante, fessure che ti scrutano, spiragli che ti valutano, espressioni torbide, aggrondate, prudenti, preoccupate, sfuggenti, penetranti, ossessionate, astute.
Gli sguardi dei genovesi sono cosmopoliti, ombre di gente arrivata, partita, ritornata.
Si aprono oltre l’orizzonte del mare, oltre il limite delle montagne.
Si chiudono in camere silenziose, in strade strette, in sgabuzzini polverosi, tra muri alti di scrostato intonaco viola.
Gli sguardi dei genovesi sono in uno sguardo, prigioniero in una stanza priva di luce, ché non entra ma fugge dalle larghe finestre.