Erich von Stroheim era un regista di origine austriaca. Un perfezionista, la cui meticolosità nel governare l’inquadratura era proverbiale. Nel mondo di Hollywood, tuttavia, il suo talento confliggeva con le esigenze delle grandi case di produzioni, esigenze che, allora come oggi, erano quelle di fare cassa. Poco importava al produttore che il regista avesse la pretesa di sperimentare nuove soluzioni per il cinema ancora agli albori, trasformando il balbettio in una lingua raffinata. Le velleità artistiche erano capricci tollerabili, a patto che non si sacrificassero metri e metri di pellicola in nome della perfezione inarrivabile di una singola inquadratura. Nel 1929, la lavorazione di quello che sarebbe stato l’ultimo film di von Stroheim, “La regina Kelly”, si interruppe bruscamente. La diva del muto, Gloria Swanson, che oltre ad essere protagonista del film, ne era anche produttrice, licenziò il regista, colpevole di aver impiegato quattro ore di materiale per girare la sola scena d’apertura. L’incompiutezza del lavoro e l’avvento del sonoro ne decretarono l’oblio e i pochi frammenti del film finirono nel dimenticatoio. Il passaggio dal muto al sonoro travolse la Babilonia di cartapesta all’ombra della più famosa collina del mondo, mietendo vittime illustri. Si eclissarono stelle che avevano costruito immense fortune sulla sola e straordinaria abilità nello strabuzzare gli occhi e roteare le pupille, trascurando del tutto le prestazioni della laringe. Tra queste, anche la Swanson. Von Stroheim, intanto, tornava al suo primo mestiere d’attore. Era un ottimo caratterista e, come tale, compare nel celeberrimo “Viale del Tramonto” di Billy Wilder. Il nostro veste i panni di un vecchio regista del cinema muto, caduto in disgrazia e costretto a fare da maggiordomo-factotum ad una attempata, ma non rassegnata stella del muto, interpretata dalla stessa Swanson. Meraviglie della finzione che si intreccia al vissuto degli interpreti ! Non si sa dire dove finisca il cinismo di Wilder e dove incominci l’autoironia delle due vecchie glorie del cinema, che rilanciarono con questo film le loro spente carriere. E “La regina Kelly”? I frammenti del film compaiono nella sequenza in cui l’indomita Swanson rievoca lo splendore del cinema muto, rinati a nuova vita e riconsegnati alla Storia del Cinema, per testimoniare, tra l’altro, la grandezza di un regista, altrimenti dimenticato.
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