Goliarda Sapienza, il “discernere nel cadere”
Separare congiungere
spargere all’aria
racchiudere nel pugno
trattenere
fra le labbra il sapore
dividere
i secondi dai minuti
discernere nel cadere
della sera
questa sera da ieri
da domani
Una poesia di Goliarda Sapienza letta da Anna Toscano
Le poesie di Goliarda Sapienza hanno aspettato più di sessant’anni per esser pubblicate: scritte quasi tutte negli anni ’50 solo nel 2013 hanno visto la luce. Le poesie, nell’opera e nella vita di Goliarda, sono state uno spartiacque, l’inizio di una riflessione intima dopo un evento traumatico: scritte quasi tutte insieme nell’arco di un anno, segnano la presa di coscienza del proprio destino letterario. Perché non sono state considerate prima? È un storia lunga, forse non era tempo per il pubblico, ma era l’esatto tempo di scriverle per Goliarda. E nella tortuosa e avvincente, e alla fine vittoriosa, vicenda letteraria di Goliarda ciò che conta non è il pubblico sopra tutto, ma la sua intima essenza di scrittrice da assecondare giorno dopo giorno, fino alla fine dei suoi giorni: una fedeltà a un sé trovato ─ o ritrovato ─ e della gioia della scrittura. L’arte della gioia, il suo romanzo più conosciuto, non è che la gioia di dedicare anni della propria vita alla scrittura. E questa poesia ne è la testimonianza: una poesia che può esser letta al contempo come manuale di scrittura e come manuale di vita. Un manuale così breve? Sì, perché Goliarda Sapienza è asciutta e precisa nella poesia, con l’uso di verbi all’infinito e pochi aggettivi a comporre testi di una rigorosità secca, una essenzialità scarna. Come a dirci che la vita non è che tutta una separazione e un congiungimento, uno spargere all’aria, un donarsi, ma anche un cercare di tenere tutto con sé racchiuso in un pugno, e cercare di trattenere il più possibile, come il sapore sulle labbra prima che svanisca, e assistere al tempo che passa nei suoi secondi e nei suoi minuti, capire mentre si cade e centellinare il passare di questa sera da quella di ieri e da quella di domani. Un invito a guardare in faccia al tempo e a ogni faccia che il tempo porta con sé, vivendone ogni separazione, ogni congiungimento, discernendo sempre così come il tempo fa.
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