Halloween teatrale

 

Morti. Viventi. Da “Rocky Horror Picture Show” a “Il fantasma dell’opera” per arrivare all’adattamento dal romanzo di Bret Easton Ellis “American Psycho”, l’horror passa dal grande schermo al teatro. A volte luci. Altre volte ombre. Come spesso accade in palcoscenico. Da vicino, percependo carne e ossa, abbiamo la necessità di guardare dentro il pozzo nero della nostra metà oscura, abbiamo bisogno della paura e del rischio di soccombere vittime della tentazione e dell’attrazione del male.
Il teatro con i suoi fantasmi, come la vita. Una trasposizione finta ma mai falsa.
Leggende popolari raccontano infinite storie di fantasmi che vagano per palcoscenici scricchiolanti, tra poltrone vellutate, dentro palchi silenziosi, oppure in graticcia, in alto, a guardare.
Anime inquiete di commedianti defunti che rifiutano di andare “oltre” e si divertono ancora a scherzare, senza offrire l’alternativa del dolcetto, bussando alla porta.
E morti sono nostri vicini e conviventi, anche coloro che non abbiamo conosciuto. Camminiamo sui loro resti, usiamo le cose costruite per loro, passeggiamo all’ombra degli alberi piantati da loro.
Non ci diamo fastidio.
Eppure horror vacui. Per una notte attori, protagonisti nolenti ci caliamo nella parte, consapevoli di non poter essere spettatori per sempre di questo mondo malato e luccicante.

Malocchio e gatti neri, malefici misteri
il grido di un bambino bruciato nel camino
nell’occhio di una strega, il diavolo s’annega
e spunta fuori l’ombra: l’ombra della strega!
La vigilia d’Ognissanti han paura tutti quanti:
è la notte delle streghe!
Le favole esorcizzano incubi reali.

Il resto sono storielle per adolescenti!

 

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