Bel viso americano, bello stile americano, belle mogli americane con prole.
Bella squadra, Us Postal, americana, bei trionfi in Europa, sotto l’arco di trionfo, e poi anni e anni dopo il tonfo.
Lance eri un treno, un tgv, un inno alla vita. Dio com’è finita. Vi stupite? Non ci credete?
Ampolle di laboratorio, ricambi del sangue, e ora lui langue accusato di aver versato dinamite nei muscoli e nel cuore.
Lance, la lancia, il simbolo della vittoria nella storia dei tumori, una vicenda commovente, l’unica vera in quel serpente.
Non hai mai ammesso, hai sempre respinto le accuse, hai negato ogni tua partecipazione alla finzione.
Pervicace Lance, hai studiato il metodo più sofisticato per eludere l’imbroglio, chimica contro chimica, tracce cancellate, mentre solo gli altri stavano sulle barricate per non incorrere nella sanzione.
Alzavi le braccia al traguardo davanti a milioni di occhi, come l’ omonimo Neal quando ha messo piede sulla Luna, pensavi What a wonderful world (in francese) come l’ omonimo Louis al pianoforte.
Eri invincibile, proclamavi I Am Strong, eri uno schiacciasassi.
Dovrai restituire i titoli, biondone, perché là sulle salite c’erano sostanze smaltite, smarrite, lenite ma proibite.
L’hai fatta franca, ci hai bidonato congegnando la perfezione di una rapina impunita, offrendo una faccia sola, quella pulita. Adesso ti spoglieranno di tutto, denari, gloria e fama.
E dell’ llusione di essere il più bravo. A mentire.