Amico mio,
ricordi gli anni in cui gli amori nascevano e morivano nel silenzio furtivo di una notte, tra le carezze regalate a corpi senza nome che lasciavano sulla pelle segni indelebili, come marchi a fuoco?
Quante volte abbiamo varcato la linea del desiderio, nascosti tra ombre di respiri che diventavano gemiti soffocati di piacere?
Ti ricordi come eravamo belli?
Adesso riposi in un letto di bellezza, dove luce e buio si sono confusi e azzerati e, nell’istante supremo, hanno trasformato la giovinezza in eternità.
Se chiudo gli occhi abbiamo ancora vent’anni e basta uno sguardo di desiderio per correre incontro al domani.
Chiudo gli occhi e sei ancora qui, nei giorni del vino e delle rose, perché quelli della malattia e del dolore li ho chiusi in una stanza la cui porta non ho più aperto.
Amico mio, il tempo è passato, nonostante tutto. Rughe leggere si sono posate sul mio viso e sul mio cuore, ma il ragazzo che conoscevi a volte gioca ancora dentro di me.
Oggi non fumo più e bevo caffè solo al mattino, perché le notti le dedico al sonno.
In questo paese le cose non sono molto cambiate da allora, e la gente sembra avere perso la spensieratezza e la semplicità del vivere.
E’ rimasta solo la musica e il ricordo di tutti noi e di tutti i ragazzi che, come noi, hanno avuto vent’anni nei giorni in cui un dio cattivo ha castigato i nostri amori, costringendoci a sofferenze e morti più dolorose e crudeli perché, punendo l’amore, ha ucciso il nostro futuro.