Il «come stai?» missionario non è una vera domanda, è una nassa, e tu l’aragosta.
È un pretesto meschino col vestito buono, perché coloro che te la pongono sono venuti per salvarti, a prescindere. Non importa da cosa, non si capisce bene, e non è necessario saperlo. Probabilmente dal fatto stesso di essere te.
Per cui qualsiasi risposta sarà irrilevante: qualunque cosa dirai, essi, scattanti come locuste, riusciranno con un balzo a starti avanti e porgerti il prezioso blister con le pirle di saggezza, che tu l’abbia chiesto o meno, adagiato per tradizione su un cuscino di condiscendenza con trine di irrinunciabile lezione morale.
Inoltre, per natura, i missionari del come stai non fanno mai il viaggio a mezzo carico.
Giacché giunti in loco, ne approfittano sempre per onorarti con generosi lasciti.
Ecco che allora ti ritroverai come l’Africa nel periodo dei monsoni, ma ciò che ti precipiterà addosso non sarà pioggia né vento, sarà l’acqua della loro immodestia, l’alito dei nobili esempi, della progenie esemplare e connessa levatura sociale: esperienza millenaria al tuo servizio, misteri svelati che manco Fatima. Perché loro, loro sì, sanno come stare al mondo. Hanno sbirciato l’ordito, attraversato muri, visto cose; capiscono quel che tu non sai e non puoi capire, ravvisano i tuoi sbagli e ti indicano la luce alla fine del cunicolo nel quale sei cacciato.
Sensitivi, ascetici, altissimi.
Quelli eccelsi profondono la sapienza adoperando un astruso vernacolo reso per antifone: fingono di parlare di qualcun altro mentre parlano di te, raffinatezze che sfuggirebbero giusto a un organismo procariota, anzi, nemmeno a quello. I rozzi invece ti dicono proprio cosa fare, sciorinando in dettaglio il manuale mentre tu pensi se hai spento il gas.
Il fine ultimo, a ogni modo, è condurti alla strada maestra, indicarti il cammino perché la notte è scura e la stella cometa. E se fingerai contrizione sarai accolto nella gloria, nel regno che s’intravede dietro il loro capo coronato, meglio ancora se esibendo disprezzo per la tua sciagurata vita, da cui loro, appunto, potranno trarti in salvo, spavaldi che gli manca solo la S in petto e le mutande sopra la tuta.
Ebbene, difendersi dal come stai missionario è un diritto.
A chi volesse esercitarlo suggerisco di rivolgersi all’agenzia Schermisci&Schernisci, per schermirsi dal giudizio e schernire i predicatori tramite uso di battute di spirito: i missionari del come stai in genere difettano di senso dell’umorismo, dunque le probabilità che si offendano e vi lascino in pace sono alte. Be’, se non vi spaventano metodi più grezzi fai da te insultateli e basta.
E, cari propugnatori di salvezza coatta, vedete bene che abbozzare davanti a una risposta vaga è possibile; esistono persino degli strumenti che permettono di cogliere al volo il momento di tacere. Si chiamano Decrittatori di Contenuto Interlineare, nel caso, servono per leggere tra le righe.
Addirittura, pensate che assurdità, pare che qualche volta benegrazie sia vero e non richieda approfondimenti.
In qualunque caso, qui ardisco dirvelo, non voglio essere salvata. Voglio restare empia e terrena a pascere nella strada secondaria. Chiaro? Per dirla com’è uso quaggiù, anelerei sostare indisturbata nei cazzi miei.