«Fammi il favore, Angelo, sentila tu questa moto, prima che torni a Mantova.» Tazio è un amico e Angelo non si tira indietro. Uno che accorda pianoforti sa “sentire” anche i motori.
È una bella giornata. Si infila il casco e la divisa delle corse: quando la mette non è più Angelo, ma Eolo, sempre roba che vola. Scende da Monteverde, passa la ciminiera della raffineria Purfina, infila la Portuense. Fino alle macchie del Trullo aspetta che il motore si assesti, che le bronzine siano ben lubrificate. Dopo Ponte Galeria, il rettifilo fino al mare per lanciarla al massimo.
La Bianchi di Nuvolari fila che è un incanto. Gira più della sua Indian, ha un passo più corto e più ripresa. La prova in velocità. Davanti a lui vede un macchinone. Angelo fa segno, chiede strada. Quello non si sposta, anzi si piazza proprio in mezzo. La moto ha più spunto. Angelo si fa sotto uscendo da una curva, ma la macchina si allarga e chiude ogni passaggio.
Ci vuol ben altro per fermare Eolo e star davanti alla moto di Nivola. L’occhio del corridore la strada se la cerca, anche dove non c’è. Tutta manetta di anticipo e gas e la Freccia Azzurra passa. Affianca il prepotente con un «Li mortacci tua!», e sono i morti più veloci del mondo.
Curvone, Isola Sacra, Ostia, aria di mare. Angelo è al sole, seduto a un caffè. Il vento vola, porta con sé le voci: «Hai saputo? Qualcuno è passato avanti al Duce sul rettifilo della Portuense!»
«So’ passati davanti al Duce? E chi sarà mai, Nuvolari?»
«Eh… po’ esse!»
Eolo li ascolta. Bella moto quella Bianchi. Tazio ci farà grandi cose.
N.d.A. Angelo “Eolo” Quagilatti, nonno della mia compagna, corridore ciclista e motociclista fino agli anni ’30. Accordatore di pianoforti. Antifascista, ma quella volta non lo fece apposta. Nella foto, la corsa in salita Vermicino – Rocca di Papa, che vinse il 26 settembre 1926.