I ricordi insulsi dei nativi digitali

Chissà se sfocheranno le fotografie digitali. Se, passati i cinquant’anni, saranno tutte virate seppia automaticamente.
La vecchiaia di noi nativi digitali non sarà bella. Perché non avremo la fortuna dei nostri genitori, dei nostri nonni, che abbellivano i ricordi, ci ritornavano sopra ogni volta in maniera diversa. Non avremo la fortuna dell’oblio, che faccia in modo che qualche evento di gioventù rimanga lì, e non esca dai vent’anni.
A noi vecchi digitali basterà andare a frugare tra gli accadde oggi, per vedere che alla bella età di 27 anni, il giorno 14 del mese di aprile, ti stavi ubriacando ad una festa, in compagnia di amici che oggi amici non sono più. E quella ragazza, con le sue smorfie scherzose, che ti ingolfava la memoria dello smartphone, chissà dove sarà ora, se ha ancora l’abitudine di fare i selfie con la boccuccia.
Ti basterà cercare nelle conversazioni di Whatsapp, per pensare, sono io, proprio io che ho detto questo, davvero usavo la K per recuperare un inutile spazio, sono io, sono proprio io che mi disperavo in assurdi e lunghissimi messaggi vocali. Com’è strana la mia voce, com’è patetico il me stesso giovane digitale.
Eccolo in bella mostra, per ogni giorno di tutta la vita. Quando si muore si dice che la vita ti passi avanti come un film, più probabilmente scorrerà come una galleria di telefonino, e potrai andare a ritroso fino alla più tenera età, anche se non ti riconoscerai, perché la pietosa mano di tua madre ha apposto una emoticon sorridente sul tuo viso di bambino.
Ciò che avrai visto non ti piacerà. Che la gioventù è stata bella solo quando, a un certo punto della vita, te la ricordi esattamente come vuoi.

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