Secondo i ‘Salvidioti’-chiamiamoli così- che urlazzano in rete, della brutta e disumana storia del caporalato e dei lavoratori stagionali africani schiavizzati, sarebbe responsabile il PD per via della accoglienza fatta ai migranti sbarcati dal mare.
I ‘Salvidioti’ non sanno, o fingono di non sapere, che l’impiego di manodopera di colore, dalla Toscana al Lazio, dalla Campania a tutta la Puglia, è storia di almeno mezzo secolo che non ha nulla o quasi a che vedere con la penosa vicenda dei recenti sbarchi clandestini e delle ONG.
C’è da ricordare, per i ‘Salvidioti’, che lo sfruttamento bestiale del lavoro umano nelle zone del Tavoliere e altro, risale a più di un secolo fa: quando la parte degli ‘schiavi africani’ la facevano i poveri braccianti italiani -uomini e donne- assoldati da feroci caporali per conto dei padroni agrari anche loro italiani.
E i ‘Salvidioti’ non ricordano o non sanno che le più dure lotte sindacali socialiste furono proprio quelle combattute dai braccianti pugliesi contro i ‘caporali’ e le spedizioni punitive guidate dagli agrari fascisti di Giuseppe Caradonna.
Allora, primi anni 20, ci rimise la vita un martire ed eroe del socialismo italiano, Giuseppe Di Vagno, assassinato dai fascisti. E in quei frangenti imparò a lottare e guidare il fronte del lavoro operaio e contadino la più alta e prestigiosa figura del sindacalismo italiano, il capo della CGIL Giuseppe Di Vittorio.
Questo solo per chiarire quanta storia, quanto dolore, quanto sangue c’è dietro la brutta vicenda del ‘caporalato’. Che non è stato ancora debellato, malgrado una buona legge sia stata varata dal governo Renzi nel 2016, facendo storcere la bocca a non pochi ‘imprenditori’ agricoli del Sud…
Non si tratta di restare al palo a guardia della legge. Tutto si può migliorare. Si tratta di combattere una battaglia di civiltà e democrazia, perché la guerra non è ancora finita.