E’ giovedì santo, è sera e sono tornato da poco dalla visita in una Chiesa di un piccolo paese della Brianza. Noi cristiani abbiamo l’abitudine di salutare il Cristo Morto. Qui il prete ha preso il Crocefisso e l’ha adagiato su alcuni cuscini di velluto rosso. Eloquente simbologia.
Ero solo in una Chiesa semi buia. Mi son messo di lato all’altezza di quel corpo insanguinato e con gli occhi serrati dalla morte. L’ho vegliato qualche momento e gli ho parlato come é successo con altre persone care.
Mentre lo facevo, ho pensato che nella mia Puglia era diverso il Sepolcro: i fiori, la luce e tante famiglie al completo e ben vestite. Un’occasione per pregare e scambiarsi gli auguri. C’erano le pie donne del vicinato, curatrici, per prendersi i complimenti per l’opera. Se ne facevano almeno cinque di visite e comunque dispari. All’uscita la mamma distribuiva un confetto (i cannellini che duravano di più), messo da parte dal carnevale, a tutti e via.
Stasera ho cercato di rivivere certi momenti ma ero in angoscia, al Sud forse certe tradizioni sono naif, ma com’è per tutti i funerali, c’è un seguito quasi festoso se hai fede nella resurrezione. Questa ci aiuta a interrompere con fiducia la vita terrena.
Mi mancano i Sepolcri del mio Sud e i cannellini.