Ici. Lettera della Signora Monti al Papa

Cara Sua Santità,
Le scrive una donna italiana che è sempre stata discretamente fedele ai Suoi precetti. Intenda l’avverbio “discretamente” sia nel senso di “abbastanza fedele” sia in quello di “con discrezione” e anche “a discrezione”.
Non appartengo alla schiera dei politici cattolici divorziati che, nonostante il papale divieto, fanno sapere a tutti delle proprie ripetute comunioni. Inoltre, come Lei sa, il mio matrimonio ha avuto felice durata.
Non sono, però, nemmeno una cattolica pronta a gridare allo scandalo uretrale qualora incontri due donne, o due uomini, che si baciano per strada.
Invero la prima volta che tale scena mi si presentò dinazi mi sconvolsi un poco. Eravamo all’Hotel Nazionale, il nostro abituale e sobrio rifugio romano prima di Palazzo Chigi; udii dalle finestre uno slogan, papale papale: «Siamo tutti più felici se anche il Papa paga l’Ici» .
Mi affacciai e, fra bandiere con la scritta No Vat, vidi due belle baiadere baciarsi con grinta notevole e, oserei dirLe, invidiabile. Invidiabile anche dal punto di vista che la cara Hillary Clinton e la sua segretaria Huma Abedin chiamerebbero straight.
God bless America, Eccellenza, spero sarà d’accordo con me.
Chiamai mio marito. «Marioooo, presto, vieni a vedere! Due bionde si baciano…» , ma Lui era al telefono con Napolitano, si figuri, per Lui le cose di lavoro vengono sempre per prime, e il voyeurismo, così italiano e, in fondo, divertente, trova scarso spazio. Se mi annoio, Sua Santità? Non è il caso di dirlo in un’epistola che sarà pubblicata dalla Rivista Intelligente, ma già che ci sono fisserei l’appuntamento per una confessione e una messa con lei, martedì verso le 18, dopo che sarò andata dal mio parrucchiere, presso Via Cola da Rienzo, a fare quella Messa in Piega che tante lettrici invocano per me.
«Siamo tutti più felici, se anche il Papa paga l’Ici» ecco, torno al punto di questa mia umile missiva. Cara Santità, il punto risiede proprio nella felicità. Mio marito, come sa, ha reso discretamente infelici gli italiani. Cerca ora una fraternitas cattolica, in Lei, a little help from my friends, direbbero i quattro ex carinissimi di Liverpool.
Si ricorda, Sua Santità, il motto di San Bernardo? “Vi voglio felici”. Aiuti la felicità, non ponga veti, liberi il cittadino e il cristiano che è in Lei. Annunci magno cum gaudio che la Chiesa pagherà le imposte. Si liberi, e pronunci infine senza più alcuna discrezione la preghiera liberatoria: «Habemus Icim» (a lei certo la concordanza con l’accusativo non si può togliere, Santità).
Il Dio ebraico-cristiano che taluni, Lei e mio marito compresi, volevano inserire nella Costituzione Europea, gliene sarà eternamente grato, dall’alto di un cielo forse un po’ più relativista di quanto sia lecito immaginare. Comunque sempre più blu.
Discretamente Sua
Donna Elsa

PS: mio marito si unisce al mio saluto inoltrandole la sua consueta stretta di mano.

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