Gabriele fa il maestro di pianoforte e vive da tempo isolato nel suo appartamento pieno di libri e spartiti in un edificio fatiscente del quartiere Forcella a Napoli. Un’esistenza semplice e silenziosa la sua, scandita dalla routine quotidiana e dai dialoghi con se stesso – per mantenere allenata la memoria si ripete versi di poesie. Poche chiacchiere scambiate con l’edicolante, qualche incontro infelice al ristorante col fratello magistrato che denigra le sue scelte pauperistiche. Uno che si fa “i cazzi suoi”, il maestro, che sembra non vedere e non sentire ciò che gli succede intorno e che invece spia e orecchia dalle finestre ciò che accade nel cortile sottostante: strani giri e discorsi inquietanti. Una mattina mentre è in bagno a farsi la barba e ha lasciato aperta la porta perché gli ha suonato il postino, sgattaiola nel suo appartamento un bambino: è Ciro, il ragazzino del piano di sopra il cui padre è in odore di camorra. Il bambino, 10 anni o poco più, orecchino al lobo e sguardo strafottente, si sottrae alle domande del maestro, fa il bullo ma alla fine è costretto a capitolare. Chiede al vicino di tenerlo a casa sua, perché qualcuno lo sta cercando per fargli del male. I due imparano quindi a convivere: il maestro cucina, gli compra degli abiti, Ciro disegna e corre a nascondersi appena c’è qualche movimento sospetto in casa. Tra di loro, dopo le iniziali diffidenze reciproche, nasce una complicità impensabile: il maestro molla i lacci del suo riserbo e si ritrova a fare il pagliaccio per il bambino, ridono a crepapelle imitando i versi degli animali o le mosse di Totò. Mentre la tensione e la violenza crescono tutt’intorno, “Il bambino nascosto” sembra aver trovato l’unico rifugio possibile tra le mura di quell’appartamento.
Roberto Andò, il regista di Viva la Libertà (premiato col David di Donatello nel 2013), trae un film dal suo romanzo omonimo, lo trae “liberamente”, come lui stesso spiega in un incontro al cinema Anteo di Milano. Girato quasi interamente all’interno della casa, i dialoghi scarni, la sceneggiatura scritta insieme al poeta Franco Marcoaldi, il film ha un impianto teatrale, come pure la recitazione di Silvio Orlando, che interpreta il maestro Gabriele. Dopo il ruolo del galeotto in “Ariaferma” di Leonardo Di Costanzo, l’attore napoletano si conferma tra i più grandi della cinematografia italiana, il viso sofferto (c’è tanto del grande Eduardo in lui), la capacità straordinaria di “raccontare nel silenzio” attraverso lo sguardo. Insieme a lui, altrettanto straordinario, il piccolo Giuseppe Pirozzi. Un film che sfugge a tutti i cliché, che racconta una storia di “paternità e di filiazione” tra il maestro colto e schivo e il bambino selvaggio. Un film “obbligatorio” lo ha definito il critico Paolo Mereghetti.
Il Bambino Nascosto di Roberto Andò – Italia 2021