Il barattolo di miele sonoro

 

Ve lo dico io com’è andata. Era il ’50 o il ’51. Jimi aveva otto anni. Anche se coi negri non si sa mai, perché fanno apposta a registrare i bambini nel giorno sbagliato. Suo padre era un ubriacone, un buono a nulla, e Jimi si arrangiava per cercare di portare a casa qualche cosa da mangiare. Io avevo un barcone da pesca, lì sul fiume, una carcassa vecchia e macilenta che faceva fatica a stare a galla. Ma era il mio barcone, cazzo, e non me ne fregava nulla se quei negri mi prendevano in giro. Parlo degli altri negri, non di Jimi. Jimi mi piaceva. «Nonno», mi diceva. «Nonno, portami a pescare. Non voglio paga, voglio solo qualche pesce da portare a casa.»
E io ce lo portavo. Arrivava che non era ancora l’alba e aspettava che staccassi la fune dalla bitta, caricassi le esche e poi accendessi quel dannato motore che ogni volta mi faceva ammattire. Lui lavorava, era un bravo ragazzo. Poi una mattina mi arriva con quel coso. Era un barattolo della marmellata. Quelli di vetro, con il coperchio sopra. Ma dentro non c’era marmellata. C’era un liquido scuro, denso, quasi nero. «Cos’è quella roba?», chiedo a Jimi. «Zitto, vecchio, questa è roba mia.»
Non mi aveva mai risposto così. Non mi aveva mai dato del vecchio. Io guardo ancora quella roba lurida e gli domando: «Dove l’hai trovata?»
Lui guarda dall’altra parte. Tira su un paio di cime. Sistema le esche. Io insisto: «Dove l’hai trovata?»
«Nel bosco, al crocicchio del sorbo», mi dice il ragazzo.
«Buttala via, quella è roba del diavolo. Se la bevi diventi roba sua. Diventerai qualcuno. Farai i soldi. Ma morirai solo e abbandonato. Morirai giovane. Come un povero cristo che nessuno più ricorda. Dalla a me. Buttala nel fiume.»
Jimi invece l’ha aperta e l’ha bevuta tutta. Doveva essere forte, perché cinque minuti dopo dormiva sul ponte del barcone. Tutto il santo giorno ha dormito. Quando si è svegliato mi ha guardato come se non mi conoscesse e non ha nemmeno preso il pesce che gli avevo preparato. Il giorno dopo non si è fatto vedere. Da quella volta, in verità, non l’ho più visto. Un giorno mi hanno detto che era morto. In un albergo, dall’altra parte dell’oceano. Se non sbaglio suonava la chitarra.

 

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