Oggi mia madre compirebbe 90 anni. Non ci è arrivata anche se era convinta di essere immortale. O meglio: protagonista, enfatica e teatrale come era, pensava di poter vincere anche la battaglia col tempo. Ego-riferita sempre e comunque, se ne è andata stupefatta e conscia di ciò che stava succedendo, incredula che potesse succedere.
Tuttavia le madri non ci lasciano mai. La loro eredità è incalcolabile – si regoli mia figlia! Nel tempo sparisce il peggio dalla memoria. Oggi ad esempio sorrido al ricordo dei suoi giudizi perentori frutto di una educazione e di una mentalità, che ben distinguevano l’eleganza dalla pacchianeria, il savoir faire dalla rozzezza, lo stile dalla sciatteria.
Pur avendo litigato tutta la vita, massacrandosi l’anima e prendendosi a morsi per decenni, i miei erano in sintonia nel giudicare con un colpo d’occhio le persone, sebbene provenissero da ambienti diversi, lei più aristocratica, lui da ceti poveri ma colti. Più che una intesa una mentalità indice di una forma di educazione oggi andata perduta, forse divorata dalla massificazione, senza dubbio macinata dalla volgarità dilagante.
Mio padre si presentava a casa mia sempre in giacca, al massimo ammetteva una polo con le temperature più torride, e immancabilmente indossava la camicia bianca ai pranzi di famiglia per le festività.
Anche se mia madre amava definirsi la più emancipata delle donne d’Italia, forte del fatto di essere stata una eccentrica anticonformista in tempi non sospetti, ricordo che le regole di bon ton non andavano messe in discussione. Entrambi progressisti, non tolleravano sgarbi nei confronti di una signora, e non ammettevano toni grossolani o triviali.
Mi sorpresi di mio padre quando condannò una passante per strada: la donna fumava una sigaretta camminando e lui sottolineò quanto trovasse la cosa inelegante.
Se mia madre bollava qualcuno o qualcosa col termine ‘ordinario’ (spesso declinato nell’implacabile ‘ordinariotto’) non c’era scampo: la considerazione concessa cadeva a questo punto dall’alto. Un esempio? Quando apparve alla ribalta sui suoi tacchi e con la sua verve Simona Ventura la sentenza fu: brava, MA ordinariotta. Amen.
Fra le tante ricordo un’altra sua certezza inconfutabile: il bianco è concesso solo in piena estate.
Sorrido e penso a Kathleen Turner ne ‘La Signora Ammazzatutti’. Grandiosa: quando sta per farla franca al processo che la vede imputata di svariati omicidi, la furia assassina torna a scatenarsi alla vista di un paio di scarpe bianche ai piedi del pubblico ministero. Ovvio, anche lei pensava che dopo il 31 agosto non fossero più accettabili.