Esattezza, molteplicità, leggerezza, rapidità, visibilità. E una sesta, espressa in inglese: consistency. Secondo Calvino, sono le qualità della scrittura del nuovo millennio. Qualità che troviamo, espresse alla perfezione, ne Il catalogo dei giocattoli di Sandra Petrignani, un testo, per nostra fortuna riproposto da Beat edizioni, pronto per i nuovi lettori che, quando uscì nel 1988 per la gloriosa Theoria, non avevano avuto la possibilità di godere di un piccolo (solo perché breve) capolavoro. Io appartengo alla schiera di chi apprezzò allora un libro che parlando di giocattoli dava una visione del mondo. Ma appartengo anche alla categoria di coloro che, leggendolo oggi, rimangono a bocca aperta. L’elenco rigorosamente alfabetico dei giocattoli che rimandano a un’epoca precisa, gli anni cinquanta, entra nell’infanzia e la svela con un’esattezza, una molteplicità, una rapidità, una leggerezza e una visibilità che lasciano stupefatti. Non ce ne sono tanti di libri così, oggi, capaci di scatenare un piacere sobrio e profondissimo della lettura, definito dalla chiarezza di descrizione e profondità del pensiero centellinato, offerto con equilibrio raro che colpisce al cuore. Il catalogo dei giocattoli parla di altalene, biglie, hula hoop, trenini, macchine a pedali, yo-yo, biciclette, figurine degli album, trottole, lego, soldatini, caleidoscopi, palla. Alcuni di questi giochi sono sopravvissuti, altri dimenticati e travolti dalla tecnologia virtuale che toglie tatto, odore, immaginazione. Qui vengono restituiti in più dimensioni – altro che 3d – dando la sensazione di completa pienezza. Accanto alla perfezione dei meccanismi e delle regole dei giochi, c’è un sentimento di comunanza e libertà, c’è un tempo e una storia senza i quali il presente sarebbe ancora più povero. E la lingua, la scrittura del Catalogo dei giocattoli dovrebbero servire da lezione, come Calvino, a tutti gli scrittori ed editori che invadono le librerie e non hanno la più pallida idea di cosa sia la vera letteratura.
Grazie Sandra.