Il commissario o una controfigura?

Dolce-amara sorpresa in libreria: Einaudi torna, dopo una mezza dozzina di anni sembrati un’ eternità agli aficionados (quorum ego) a pubblicare la Fred Vargas. E lo fa in pompa magna, con la nuova avventura del “nostro” spalatore di nuvole, lo svagato ma infallibile commissario Adamsberg. Il titolo francese è già un enigma: fino a prova contraria “Sous la Dalle” significa “Sotto la Pietra”, non sopra come correttamente sembra correggere la traduttrice italiana. Già, perché stavolta l’amato commissario troverà le giuste ispirazioni per risolvere gli intricati delitti di Louviec (Bretagna), sdraiandosi sopra un dolmen presente da quelle parti. Sopra, non sotto.
Intricati delitti, si diceva. Un po’ troppo, suggeriamo? Sì, un po’ troppo. Si dura una certa fatica a star dietro ai nomi dei protagonisti del romanzo, attribuendo loro la giusta fisionomia, soprattutto psicologica. Nomi per giunta sfortunatamente assai simili tra loro, il che non aiuta.
Intendiamoci, il romanzo è godibile. Ma si ha l’impressione di avere davanti agli occhi non il vero Adamsberg con tutta la sua cricca, ma una controfigura, consapevole di dover corrispondere all’immagine così brillantemente costruita dalla Vargas negli anni. Manca di spontaneità, il commissario, forse intimorito dalla prevista riduzione cinematografica (o televisiva?) della complicata storia, affidata, si dice, nientemeno che ad Emmanuel Carrère. O magari il nostro spalatore di nuvole soffre l’assenza di una spalla poderosa come il suo vice Danglard, indegnamente sostituito in loco dal grigio Matthieu, chissà.
Fatto sta che la storia arranca, risultando alla fine piuttosto artefatta, ricchissima di personaggi e povera di colpi di scena, concentrati in un finale dove tutto appare ormai scontato al lettore avveduto.
A bientot, cher commissaire. Alla prossima.

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