Sto abbandonando una terra a me cara. Sfreccia nel buio il bus, incurante del limite di velocità, perché il viaggio sarà lungo, questa terra è tanto lontana dalla mia città.
Ho portato il cuore in gita, nello scendere era molto più sollevato – forse contento di arrivare: ma nel risalire piange, è pesante, sembra occupi tutto il petto. Siamo soli, io e lui, ci muoviamo dentro la nuova vita che ci è arrivata.
Per gli anni passati ci siamo finti indifferenti, nella convinzione che il tempo avrebbe rimesso a posto il nostro dolore. Eh si, lo abbiamo dato a lui l’incarico di aiutarci a dimenticare, come deve accadere a tutto ciò che non ci appartiene più e finisce nei ricordi.
Ma la terra che ti conosce ci ha rievocato che, anche tu, mentre la lasciavi, sulla porta di casa, vedendo sul viso di tua madre le rughe sempre più profonde e le labbra socchiuse alla tristezza, piangevi – come noi stasera.