Era in voga, decenni orsono ahimè, il sistema proletario, divulgato sulle pagine di Lotta Continua, per far tornare indietro il contatore dell’elettricità.
Ben spiegato con un articolone addirittura illustrato, bisognava costruire un marchingegno complicatissimo con pezzi ricavati da vecchie lavatrici, accumulatori, bobine, spine e altre diavolerie varie.
Del tutto ignaro di qualsiasi argomento tecnoelettrico chiesi a un mio amico di studiare la cosa per vedere se poteva funzionare.
Giorni dopo si presentò con uno di quei vecchi fustini di cartone per i detersivi – il mitico fustino del Dixan – dal quale spuntavano due fili. Pesava uno sproposito e sembrava una bomba artigianale.
Uno dei fili, mi spiegò, va collegato al termosifone per lo scarico a terra, l’altro va inserito in una comune presa elettrica.
Collegarlo al termosifone? Ma se poi arrostisco tutto il palazzo?
Ma la voglia di trasgredire era troppo forte e, la sera stessa, con mano tremante ma fiero del mio atto rivoluzionario, inserisco la spina in una presa di corrente e corro al contatore per vedere se veramente la perfida rotella gira al contrario.
Funzionava. Girava lentamente al contrario e, probabilmente, in qualche ora, avrei risparmiato forse due o tre lire.
Ma l’idea di quel filo collegato al termosifone non mi convinceva e staccai subito la spina dalla presa di corrente. Ero terrorizzato dall’idea di poter abbrustolire i vicini del piano di sotto.
Confesso di aver infranto la legge, almeno per qualche minuto. Ma ormai sono passati tanti anni e spero che quel reato sia caduto in prescrizione. Altrimenti rivendico il legittimo impedimento (mentale).