I Bambini sono sempre stati protagonisti nei romanzi di Romina Casagrande: I Bambini di Svevia – 2020 (clicca qui), i Bambini del Bosco – 2021 (clicca qui).La scrittrice meranese torna a parlarne nel suo nuovo romanzo “L’eredità di Villa Freiberg”, come gli altri ambientato in Alto Adige e dintorni.
Con i consueti rimandi al passato – frutto di ricerche storiche minuziose – la Casagrande ci racconta di una strana casa antica e piena di segreti oscurata da una vegetazione selvatica: la Villa è abitata da una signora anziana, altrettanto singolare, che decide di affidare la ristrutturazione del castello a un’architetta: Elizabeth detta Bess.
La signora Kiki (questo il suo soprannome) ha però curiose pretese: non vuole che nessuno entri a visionare gli interni della magione. Non se ne farà nulla, pensa Bess, tornando a occuparsi del suo studio di architettura e dei suoi numerosi problemi. Invece un evento inaspettato la fa finalmente entrare in quella casa, dove la accolgono decine e decine di mobili sfasciati, sacchi di immondizie e reperti maleodoranti – inconcepibile pensare che qualcuno ci abbia potuto abitare per tanto tempo.
Aiutata dal collega Nino e da un uomo strambo, Albert, Bess comincia a familiarizzare con quel posto misterioso e a scoprire qualcosa di un passato remoto legato a quelle rovine. Tra i racconti dell’oggi, si intromette con violenza l’anno 1943, in cui una ragazzina, Emma, arriva col fratellino Benjamin nella lussuosa Villa Freiberg. Il generale Enea e sua moglie, la nobile Frau Anna, accolgono i due bambini, orfani di madre e di padre, un militare italiano amico del generale.
Benjamin è muto in seguito a un incidente avvenuto alla nascita, ma è straordinariamente intelligente e bravissimo nel disegno. Il bambino, geniale nel suo solipsismo, è però ritenuto dal Reich un essere temibile perché “diverso” e inquinatore della razza. Ed è proprio alla ricerca di questo bambino perduto che è dedicata gran parte della storia: una storia vera, poco conosciuta e orribile nella sua genesi e nei suoi epiloghi.
La Casagrande ci conduce con mano ferma e pietà infinita nel dedalo di avvenimenti che non vorremmo conoscere. Bess, il tormentato Albert (che quasi per contrappeso si occupa nell’oggi di ragazzi sbandati), Flora la gattara che sfama i felini che infestano il parco attorno alla Villa, il cagnone Charlie impetuoso e arruffato, ereditato anch’esso da Kiki la vecchia signora, sono personaggi fragili eppure fortissimi, forti della loro sensibilità e del loro amore nei confronti dei vivi e dei morti.