Il Giardino delle bestie

Tiergarten è il nome del parco di Berlino; alla lettera significa “Il giardino delle bestie“, l’equivalente del nostro “zoo”; ma così, alla lettera lo troviamo nel libro dello scrittore americano Erik Larson. In una grande casa affacciata sul parco arriva, nel luglio del ’33, Martha Dodd, figlia dell’ambasciatore americano appena nominato da Roosevelt.
Quando in Germania la parola umanità comincia a perdere di significato, Martha è lì, e tiene un diario.
Perché questa radiosa ragazza americana, intelligente e disinvolta, un lavoro al Chicago Tribune e ambizioni letterarie, è affascinata dal nazismo? Perché non vede gli atti criminali contro ebrei, comunisti, oppositori del nazismo e persino cittadini americani che Adolf Hitler sta commettendo per consolidare il suo potere? Per la semplice ragione che Martha ha ventitrè anni, un matrimonio e flirt confusi alle spalle, ha voglia di vita ed è accecata dalla sfavillante mondanità berlinese in cui si tuffa da protagonista.
Attraversa la città per i suoi convegni amorosi con diplomatici, con nazisti in ascesa ed eroi di guerra, e vede un paese nel pieno di una rinascita storica: “Sentivo che la stampa aveva gravemente diffamato la Germania; Berlino era inebriante nelle profumate serate estive, le strade tranquille, la gente cordiale”. Vede i berlinesi, in massa e volontariamente, alzare il braccio nel saluto nazista e vede: “I giovani che marciano con volti luminosi e possiedono salute vigore e bellezza”.
Non è la sola ad ammirare il teatro del nazionalsocialismo, perché, come scriverà Cristopher Isherwood in Addio a Berlino ”L’apparente normalità della Germania in quel periodo esercitava un fascino profondo sugli stranieri”.
Ai tavoli del Die Taverne, dove Isherwood scriveva, una sera Martha conosce il giovane comandante della Gestapo Rudolf Dies, il principe delle tenebre. Lei è attratta dal suo viso deturpato da una cicatrice e dalla sua fama sinistra e inizia una ambigua relazione con lui. Contemporaneamente si innamora del diplomatico russo Boris Vinogradov, con cui passa le notti nel suo alloggio all’ambasciata russa. Viene presentata a Hitler, partecipa alla caccia con il falcone nella tenuta di Göring. La sua vita ha preso una piega oscura.
Arriva la fine dell’estate, e negli ambienti politici si avverte una tensione crescente. Una tensione che Martha ha imparato a conoscere sulla sua pelle, osservando i suoi amanti diventare, ogni giorno di più, preda di angoscia e paranoia. E infine scorge l’orrore: ”Davanti ai miei occhi da sognatrice prese forma un’immensa rete di spionaggio, terrore, sadismo e odio che non risparmiava nessuno”.
Storici e romanzieri e testimoni hanno scritto sulla cecità di troppi tedeschi e stranieri verso gli eventi di quel primo anno del nazismo, che mostrava con chiarezza tutti i segni dello sterminio che sarebbe seguito. Martha Dodd invece aveva capito presto, perché vi si era coinvolta senza mediazioni. Era donna irrequieta e avventurosa, e sempre rimase fedele alla sua natura.
Si risposò con un ricco newyorchese dalle idee di sinistra, e in seguito, ”per non pagare le tasse troppo esose in America”, si trasferì a Praga. Era diventata una spia, già dal ’33 ingaggiata dal suo amante Boris, che, naturalmente, finì ben presto fucilato per ordine di Stalin.
Martha visse nella casa praghese in totale solitudine, scrivendo lettere agli amici delle sue precedenti vite e stilando le memorie del suo anno a Berlino: “In tempi nei quali migliaia di uomini sono giustiziati senza prova di colpevolezza, i cavalli e i cani, protetti da una legge tedesca contro gli atti di crudeltà verso gli animali, sono i soli a passeggiare felici nel Tiergarten”.

Il Giardino delle bestie di Erik Larson – Neri Pozza editore 2012 Traduzione di R.Vitangeli

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