Il giorno in cui incontrai Wolinski

Questa mattina ero fuori per lavoro, poi nel pomeriggio, tornata a casa, mi faccio un caffè e subito dopo mi fiondo sotto la doccia. Mentre mi godo il piacevole tepore dell’acqua, il mio compagno entra in bagno e mi dice: “Hanno fatto un attentato a Charlie Hebdo e ci sono parecchi morti, fra questi anche George Wolinski”.

Di colpo il calore non lo sento più e mi si gela il sangue nelle vene: conosco quel giornale satirico, ma soprattutto conosco George Wolinski.

Per un istante che mi sembra eterno rimango letteralmente catatonica, ripenso al giorno in cui lo incontrai. Fu a Parigi: ero in città con un amico che lo conosceva e che mi propose di andare a trovarlo insieme a lui; gli telefonò due volte, ma Wolinski tergiversava nel dargli un appuntamento. Intanto i giorni trascorrevano e noi stavamo quasi per ripartire, così il mio amico mi disse:

– “Chiamalo tu”.

-“Io? Ma non mi conosce, cosa gli dico?”

Il mio amico insistette: “Chiamalo lo stesso”.

Presi il telefono e lo chiamai e nel pomeriggio eravamo a casa sua.

Gentile ed ospitale, ci raccontò del suo recente viaggio a Cuba e ci mostrò alcuni suoi lavori.

Pensando a quell’incontro, ancora stordita, esco dalla doccia e abbraccio il mio compagno e lo bacio e lo trascino a letto.

Sotto le lenzuola cerco di non pensare a quanto ho appena saputo, ma è difficile riuscirci e ad un certo punto mi sfiora persino l’idea di essere blasfema: sto facendo l’amore mentre una persona che conosco è appena stata barbaramente uccisa. Quel pensiero però sparisce in un attimo perché mi viene in mente chi era Wolinski: un uomo libero, nel senso più vero e profondo del termine e lui stesso non avrebbe voluto che io rinunciassi ad un atto vitale quale il sesso di fatto è, solo perché lui era appena morto.

Sì, sono sicura di quanto sto dicendo, perché George Wolinski amava la vita e conosceva la gioia di vivere, e scaricare le tensioni facendo l’amore era la cosa migliore in assoluto che si potesse fare per ricordarlo. Chiunque pensi il contrario, di Wolinski non ha capito nulla.

Prima che lasciassimo casa sua, quel giorno ormai lontano, George Wolinski parlò della libertà di espressione che c’è in Francia. La Francia è un paese laico, noi non ci lasciamo ingannare dalle menzogne della religione. Disse proprio così…

A ripensarle ora, quelle parole stridono, perché questa mattina la Francia non ha saputo difendere la libertà di espressione di Wolinski e di altri giornalisti di Charlie Hebdo e non ha saputo difendere un poliziotto che, steso a terra, chiedeva pietà; in altre parole, oggi la Francia -e con lei l’Europa intera – non ha saputo difendere quel poco che il mondo occidentale ha di buono: la libertà.

La libertà di essere atei, la libertà di essere omosessuali, la libertà di essere donne, la libertà di amare la vita, in una parola: la libertà di essere uomini.

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