Gran Premio

Gran Premio di Montecarlo, il mio

Quando Alberto mi comunicò che non poteva esserci a causa di un imprevisto istituzionale, pensai che me la sarei cavata comunque e partii. Un motociclista mi rilevò all’ingresso del Principato e così arrivai, presto, al garage sotterraneo. Il portiere mi consegnò le chiavi, aveva appena dato la posta a Ringo. Sì, Ringo Starr dei Beatles. Dal diciannovesimo piano vedevo le Mirabeau Bas sino all’ingresso del Tunnel: non male. Rue Princesse Grace distava anche poco dal Casinò, caso mai. Nel frigo trovai lattuga e gamberetti pronti a diventare insalata. Presi una bottiglia di Châteu de Tracy 101 Rangs dal cassetto di refrigerazione dei bianchi e, con cura, me lo servii: sublime. Lo schermo era di quelli n/pollici e l’accesi. Il telecomando era poggiato sopra un po’ di pass. L’insalata deliziosa e quel bianco freddo mi ricordarono che la vita mi stava sorridendo, anche con “piccole cose”. Quando vidi i box mi accorsi di un foglio attaccato. «Apri tutte le finestre, fai entrare sole, mare e puzza di ferodi e gomme in fiamme. Appena sentirai arrivare dalla strada il rombo dei motori che diventa musica spegni tutto il volume della tv e goditi, da re, il Gran Premio, particolari e replay compresi. Credimi, hai la più comoda visuale di tutta Montecarlo. Guarda che le bottiglie in frigo, dello stesso tipo, sono sempre due! Con invidia, Alberto».

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