Il lockdown me lo faccio da sola

Sono ansiosa, arrabbiata, spaventata, e ho ragione. Durante l’estate sembrava la vita potesse tornare normale, forse ci siamo illusi, certo siamo stati illusi – io, non ho mai smesso di usare gel e mascherina, ho 78 anni, ma speravo in un autunno di miglioramento.
Siamo stati tutti accuratamente tempestati da luminari che affermavano Covid esser morto e sepolto. Siamo stati inseguiti da politici che accusavano le mascherine di essere inutile schiavitù, e si esibivano in umidi selfie guancia a guancia. Siamo stati circuiti da giornali e TV che davano più spazio ai negazionisti che alle persone serie…
Sono state anche organizzate e permesse manifestazioni pubbliche contro l’uso delle mascherine. Ora, siamo, tutti insieme, di fronte a una crescita esponenziale: ovvero i contagi non solo crescono, ma aumenta la crescita, e aumenta la velocità della crescita – e man mano di seguito aumentano ricoveri, terapie intensive, morti. E l’età media dei ricoverati va diminuendo.
Non è come a aprile – la speranza non è più intrecciata al dolore. Viviamo con la rabbia. Oramai non si può più togliere la scuola ai ragazzi, e il lavoro agli adulti. E i mezzi pubblici sono scatole di sardine, veicoli d’infezione. Non potrò vedere figli, nipoti, amici – potrebbero essere asintomatici e uccidermi. Siamo arrivati al punto che per fare un necessario tampone ci si devono sobbarcare ore e ore di fila ai drive-in (bel nome), la ASL sparisce, nessuna assistenza a casa. Lo so bene, perché accade a moltissime persone che conosco.
Quindi, come molti altri anziani, ora mi metterò in isolamento da sola. Se lo faranno tutti gli over 65, e gli immunodepressi, e i fragili, insomma tutti quanti noi categorie a rischio, forse la vita delle altre persone potrà essere meno repressa. Dei figli, dei nipoti, degli amici più giovani e sani di noi. Lo considero un dovere.
Ma sono furiosa: contro medici, politici di opposizione e gente famosa d’ogni sorta che ci hanno coscientemente ingannati. E con governo e amministrazioni che non si sono premuniti contro il riaccendersi della pandemia. Epidemiologi seri l’avevano previsto, e sono stati ricoperti di pubblici insulti ovunque. Quindi stavolta non canterò inni dalla finestra, né esporrò variopinti cartelli d’ottimismo.
Uscirò, ben bardata, solo per fare la spesa e andare dalle mie dottoresse. Nel frattempo, ho scaricato Zoom, per cercare di restare in contatto coi miei cari – come riuscirò, nonostante i problemi auditivi, che mi fanno ricevere in forma di dolore fisico i suoni distorti, tipici delle comunicazioni via etere? Almeno, potrò vedere i loro visi.

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