Il film si apre e si chiude con l’immagine di un ragazzo, Joseph, che compare su due scenari di guerra: la battaglia di Waterloo (1815), che segna la vittoria delle truppe inglesi su Napoleone e il massacro di Peterloo (1819), che ricorda la terribile mattanza compiuta dalla cavalleria dell’esercito britannico nei confronti di inermi operai e lavoratori a St Peter’s Field, nei pressi di Manchester.
Il regista Mike Leigh, al pari di Ken Loach, ha raccontato, accanto a eventi realmente accaduti, la storia degli umili e degli ultimi che la Storia con la s maiuscola ha sempre dimenticato. Protagonista è quindi il trombettiere Joseph, il giovane ingenuo e sprovveduto che si aggira confuso sul campo di Waterloo, e che torna a casa dalla famiglia a Manchester: dal padre che lavora nell’industria tessile, dalla madre che fa pasticci di carne da vendere per pochi pences al mercato, dal fratello con moglie e due figli piccoli. Nell’arco temporale di 5 anni, le ristrettezze si sono trasformate in miseria nera, materie prime come uova e farina sono introvabili. Il padre di Joseph e i suoi compagni cominciano a frequentare riunioni carbonare guidate da attivisti che chiedono il suffragio universale. Dapprima prudenti, poi sempre più affascinati dalla prospettiva di una vita più dignitosa: “qualcosa cambierà e qualcosa rimarrà sempre uguale”, dice il vecchio cercando di interpretare il futuro. Ed è questo il punto centrale del film che, al di là della lunghezza (154 minuti), del sopore indotto da interminabili discorsi nella camera dei Lord (che ricordano le attuali discussioni sulla Brexit), traccia un fil rouge tra le vicende di ieri e quelle di oggi. Ieri una patata lanciata contro la carrozza di un principe reggente grasso e vanesio (Giorgio Augusto Federico di Hannover) fu sufficiente a scatenare la furia dei potenti contro persone inermi, oggi, 200 anni dopo, quando diritti e libertà d’espressione sembrano garantiti, può succedere che in una piazza del mondo cittadini pacifici vengano aggrediti dalle forze dell’ordine.
La fotografia di interni, con l’attenzione ai dettagli ricorda alcuni quadri di Vermeer, quella dei campi di battaglia alcuni dipinti di Dürer, e la potenza del paesaggio è straordinaria, come fu nel precedente Turner.
Un film da vedere, ma forse troppo epico e ambizioso, non certo il migliore del grande regista di Segreti e Bugie.
Il regista Mike Leigh, al pari di Ken Loach, ha raccontato, accanto a eventi realmente accaduti, la storia degli umili e degli ultimi che la Storia con la s maiuscola ha sempre dimenticato. Protagonista è quindi il trombettiere Joseph, il giovane ingenuo e sprovveduto che si aggira confuso sul campo di Waterloo, e che torna a casa dalla famiglia a Manchester: dal padre che lavora nell’industria tessile, dalla madre che fa pasticci di carne da vendere per pochi pences al mercato, dal fratello con moglie e due figli piccoli. Nell’arco temporale di 5 anni, le ristrettezze si sono trasformate in miseria nera, materie prime come uova e farina sono introvabili. Il padre di Joseph e i suoi compagni cominciano a frequentare riunioni carbonare guidate da attivisti che chiedono il suffragio universale. Dapprima prudenti, poi sempre più affascinati dalla prospettiva di una vita più dignitosa: “qualcosa cambierà e qualcosa rimarrà sempre uguale”, dice il vecchio cercando di interpretare il futuro. Ed è questo il punto centrale del film che, al di là della lunghezza (154 minuti), del sopore indotto da interminabili discorsi nella camera dei Lord (che ricordano le attuali discussioni sulla Brexit), traccia un fil rouge tra le vicende di ieri e quelle di oggi. Ieri una patata lanciata contro la carrozza di un principe reggente grasso e vanesio (Giorgio Augusto Federico di Hannover) fu sufficiente a scatenare la furia dei potenti contro persone inermi, oggi, 200 anni dopo, quando diritti e libertà d’espressione sembrano garantiti, può succedere che in una piazza del mondo cittadini pacifici vengano aggrediti dalle forze dell’ordine.
La fotografia di interni, con l’attenzione ai dettagli ricorda alcuni quadri di Vermeer, quella dei campi di battaglia alcuni dipinti di Dürer, e la potenza del paesaggio è straordinaria, come fu nel precedente Turner.
Un film da vedere, ma forse troppo epico e ambizioso, non certo il migliore del grande regista di Segreti e Bugie.
Peterloo di Mike Leigh – Gran Bretagna 2018