Il mercato coperto

Nel mercato coperto si poteva entrare anche con gli occhi chiusi e sentire, ogni volta, il tempo delle stagioni. L’inverno il profumo delle rape, i carciofi, le arance, i piselli, fave e cipolle sponsali in primavera, la fragranza delle angurie per dare allegria all’estate, infine unico quello dei funghi cardoncelli delle Murge in autunno.
Il nipotino, però, era attratto di più dall’odore del pane appena sfornato. Il nonno gli sceglieva il panino a marsigliese. Doveva essere dorato, croccante fuori e morbido e ben cotto dentro.
La bottega vicina era del salumaio amico che aveva sempre una mortadella dal colore rosa vivo, impreziosita da pistacchi, incastonati come smeraldi. Non si usavano parole, bastava che il piccolo porgesse la pagnotta, e la ruota della Berkel rossa, mossa a mano, si metteva in movimento e rilasciava languidamente fette di mortadella sottilissime. La incartava solo a metà e la schiacciava così da rendere agevole il primo morso e acquietare subito l’acquolina.
Cose mai dimenticate che emozionano ancora quel nipotino molto cresciuto che si è trovato per caso nel mercato di Radio Popolare. Un vecchio delle valli prende in silenzio le sue due fette di pane, le adorna con mortadella al coltello soddisfatto dello sposalizio, le incarta a metà e porgendole con un soffio gli dice: tre euro, compagno!
Pagando, risponde al saluto col pugno alzato, senza antiche remore, convinto che un panino così meriti qualunque cosa.

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