Il mio amico Alberto Sironi

Ogni tanto, all’Ultima Spiaggia facevo una puntata per un bagno, preferibilmente nudo. Si arrivava nei paraggi in macchina, moto o bici e si proseguiva a piedi lungo un passaggio che – più o meno – è lo stesso che segna, adesso, l’accesso allo “stabilimento”. Che, però, allora non c’era.

Superata la macchia, ti si apriva tutto: gli occhi, i polmoni, il cuore. Natura, solo natura; come la spiaggia nella quale irrompe a cavallo Charlton Heston nel “Pianeta delle scimmie”. Poi supera la punta rocciosa, e vede i resti giganteschi della Statua della Libertà; il pianeta misterioso non era altro che la Terra. Gli umani, dopo aver provocato la catastrofe, avevano lasciato il bastone di comando a scimmie evolute e colte. Loro, i presuntuosi, erano sprofondati nel buio totale; la Terra, invece, era sempre bella e rigogliosa.

Al Chiarone andavo spesso con Alberto Sironi; sì, quello che oggi fa le regie di Montalbano. Ci conoscevamo dagli anni ’60 e diventammo amici quando, nel 1971, arrivai a Milano per restarci. Era uno dei giovani registi entusiasti e coraggiosi che ruotavano intorno a TVSette, la trasmissione che portò il giornalismo della Rai nell’età adulta e nei giorni nostri.
Alberto abitava nell’ultimo casale della Sacra, quello che oggi sta oltre il sottopasso della ferrovia verso Pescia Romana. Allora il sottopasso non c’era; c’era il passaggio a livello. Qualche treno (non tutti) fermava anche al casello di Chiarone. Potevamo, così, partire da Roma, scendere lì, fare un salto a casa di Alberto, andare insieme a fare un bel bagno all’Ultima e tornare indietro: tutto a piedi, tutto in giornata.

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