Mi chiedo se gli uomini siano programmati per non sapersi orientare. Se dico “alla prossima, gira a destra”, non mi sembra un’affermazione complicata da interpretare.
«Ma per “la prossima” intendi questa?»
«Sì, svolta a destra».
Stiamo insieme da cinque anni e ancora non ha capito come arrivare al suo ristorante greco preferito senza il mio aiuto. A ogni deviazione causa lavori in corso, non trova più la strada per l’ufficio. I viaggi in autostrada sono poi scenario per un teatrino sempre uguale.
«Quanto ci vorrà per arrivare? Non posso fare tardi».
«Il traffico è scorrevole, dovremmo arrivare alle 11.40».
«Ma quale uscita devo prendere?»
«Prendi la prossima uscita, tra 500 metri».
«Ma perché mi parli in metri? Pensi che abbia il contachilometri in testa? Quando ci siamo dimmi di uscire dall’autostrada».
«Esci!»
«Ma porca troia! Perché non mi hai avvisato prima? Pensi che possa inchiodare così o prendere la rampa ai centoventi all’ora?»
Sono un tipo paziente: è una delle mie virtù.
«Ora ricalcolo il percorso».
«Brava, ricalcoli il percorso! A volte penso che farei meglio a fare da solo perché tanto sei inutile. Hai capito? I-N-U-T-I-L-E».
Per fortuna lui non è un tipo violento. Quando uno è innervosito, una botta, uno schiaffo non sono così rari. Lui si limita a qualche urlo, poi scala la marcia, accosta, tira un profondo respiro.
«Ok, stiamo calmi, non ha senso incazzarsi con un navigatore».
Smanetta un po’ con i tasti, con un tremito alle dita da nervoso trattenuto, reimposta la destinazione.
«Arriverai alle 11 e 52 minuti. Procedi in direzione Ovest per 25 km».
«Ricominciamo? “Direzione ovest”, cosa sono, una Giovane Marmotta?»