Il nome

Oggi è stata una giornata faticosa
i muscoli, le ossa hanno sofferto
della paura del domani
del tempo che corrode ancora
del tempo inesaudito
sera dopo sera
dei racconti delle fiabe
dove anche gli animali da fatica
sono umani
e un somaro ha la compassione
dell’amico
per la solitudine di un uomo
quotidiano.

Voglio ricordare
gli amici solitari dei quartieri
quelli a cui la vita quasi niente
ha dato
a lungo, ostinatamente
in luoghi fatti in genere di case
nascoste in fondo a viali
trascurate come sono i nostri vecchi
gli stranieri
gli anormali
ed anche la memoria senza il tempo
che invece ancora li accompagna.

Uno di loro, in piazza
forse a imitazione
dei giochi fantasiosi dei bambini
disegnava figure solitarie contro il nulla
che per tutti sta in agguato
in mezzo all’aria
senza mai
che ce lo aspettiamo.

Un amore vero
uno soltanto
aveva avuto
nella vita sua di nove code.
Era bastato, un giorno
verso sera
mi mostrasse come il cielo alla terra
può accordarsi
muovendo un solo dito
avanti e indietro.
Inaspettatamente, senza parole
col silenzio
mi mostrava come si collegano le cose
le grandi alle lontane
le poche e le vicine che povere diciamo
perché siamo creature contingenti
senza amore.

Il mondo in un’unica cornice
per lui, per tutti quanti hanno amato
sempre solo una persona
riassunto nella solitudine di un nome.
Ognuno può gesticolarlo come vuole
il suo alfabeto interno
solitario come tutto quanto c’è di fuori.

Stasera mi ricordo
anche il suo ultimo discorso.
Aveva ormai tanta paura della morte.
Temeva, mi diceva
– e non sapevo che quella fosse per noi l’ultima occasione
che questo valesse anche per il Padreterno.
Pensava che dentro
avessimo anche il suo nome
impronunciabile da dire
anche in estremo.

Forse è proprio Dio l’unico custode
del nome
che per la vita intera
dentro e muto
ci portiamo.

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