Avete visto le primarie a Genova? Cos’altro deve succedere? Si sono dimenticati della primavera scorsa con le primarie a Milano, Cagliari, Napoli; e soprattutto con i referendum? La crisi finanziaria non era al culmine (arriverà a luglio), e non può aver pesato più che tanto. Era già clamoroso, però, il rifiuto, perfino sprezzante, di una larghissima parte degli italiani verso i partiti (questi partiti), e degli italiani che guardano a sinistra verso il Pd (questo Pd). Poi, con Monti, è arrivato l’inimmaginabile.
Per tutta risposta, questi (intendo coloro che parlano a nome del Pd, che hanno sequestrato e stanno soffocando nell’arroganza e nell’indifferenza burocratica l’unica idea seria e buona apparsa negli ultimi vent’anni) vanno progettando una legge elettorale neoproporzionale che ridia “ai partiti” (in realtà, a quello che dei partiti è restato, cioè gruppi di comando non contendibili) l’arbitrio di fare e disfare a loro comodo. Con la ruota del pavone, vanno proclamando che, dopo la “parentesi dell’emergenza” di Monti, tornerà la “normalità”: che sarebbero loro!!! Ma si può sopportare tutto questo? E cioé che si finga l’esistenza di un partito, quando ormai si tratta solo di bande di potere che si sbranano per strappare qualche esigua spoglia; e che si sono messe insieme, credendoci tanto da tenere per sé i rispettivi tesoretti!! Siamo arrivati al punto che, nelle primarie, basta presentarsi senza il timbro Pd per disporre di un vantaggio differenziale decisivo. Vogliamo dire finalmente che il Pd non c’è, c’è solo il nome? Vogliamo lanciare qualche grido (e qualche idea) per far vivere un po’, almeno un po’, di democrazia? Cominciando, per esempio, proprio da Genova: per parlare liberamente, guardarsi in faccia, progettare qualcosa, anche poco, anche piccolo, di utile: da fare insieme.