All’alba, nell’incertezza sospesa tra il buio e la luce, aspetto di nuovo l’arrivo del giorno.
Quello che vedo è un orizzonte esitante, brevemente sospeso tra il cielo e la terra; poi tutto scorre, riprende, emerge dal mondo la durezza abituale delle cose di sempre.
Forse Dio ha un occhio penetrante e tagliente, distingue tra cose e rumori: forse, se si considera tutto, il giorno e la notte hanno ragioni comuni, profonde. In diseguali esistenze, nei compromessi del corpo, scomponiamo vicende non trasferibili altrove.
Strano pensare che per chi ci osserva dall’alto, senza confini di spazio, di tempo, il pianeta sul quale viviamo continui ad essere azzurro.