Il piano di Maggie

Maggie è una trentenne dalle spalle solide e dal sorriso largo che, nell’inverno newyorkese, veste cappottini a quadri, maglioncini colorati, vari strati di calze e scarpe comode. Insegna arte e management all’università e tutti i suoi amici, pochi e fidati, fanno il suo stesso mestiere.
Maggie ha un unico scopo davanti: fare un figlio, da sola, ricorrendo al seme di un donatore, anche quello scelto e fidato nel novero delle sue conoscenze.
Ambientato nella New York delle casette a schiera primi ‘900, con il parco in cui ci si siede a chiacchierare sulle panchine e in cui si va a pattinare sul ghiaccio, “Il piano di Maggie – a cosa servono gli uomini“, è un film in apparenza leggero che si rivela poi una pellicola di spessore.
La regista Rebecca Miller racconta le fragilità di una generazione – trentenni-quarantenni – perennemente indecisa, restia ad affrontare in modo maturo le scelte esistenziali. Dal mettere su casa a crearsi una famiglia a fare, appunto, un figlio.
La vita si trascina in dialoghi divertenti, spesso surreali, in cui la protagonista, una deliziosa e goffa Greta Gerwig, pensa di poter pianificare tutto, senza pensare che la fatalità potrebbe disegnare per lei – è il caso dirlo- tutto un altro film.
La commedia ben diretta e soprattutto ben recitata (insopportabile nel suo snobismo una stralunata Julianne Moore, altrettanto insopportabile, ma per altri versi, un evergreen Ethan Hawke) appartiene al filone, poco conosciuto in Italia, del “mumblecore”.
Cinema indipendente, prodotto con bassissimi costi, che ebbe i suoi inizi nel 2000. Ispirato soprattutto al primo Woody Allen (Manhattan, Radio Days), riscosse il suo primo evidente successo con “Francis Ha”, pellicola girata nel 2014, che con il Golden Globes premiò e consacrò la Gerwig come attrice di culto.
Piacevole, divertente e, come detto, profondo nei contenuti, forse sacrificato dalla proiezione in periodo estivo (ieri pomeriggio eravamo in 8, tutte femmine, a sedere nella grande sala di un cinema milanese), è un film scritto e recitato da donne per le donne.
Il sottotitolo “A cosa servono gli uomini”, aggiunto nella versione italiana, pare assertivo ma forse sarebbe più giusto leggerlo con un punto interrogativo. Già, a cosa servono gli uomini?
Il piano di Maggie. A cosa servono gli uomini” di Rebecca Miller (USA 2015)

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