Il PCI staliniano degli anni Cinquanta, che mi ha cresciuto da bambino, era ultramoralista quando impartiva la ‘ideologia della ricostruzione’. Ci insegnava a noi, piccoli Pionieri, ad essere i primi a scuola, i più diligenti, ossequiosi della buona educazione e dell’ordine morale. Dovevamo essere i ‘migliori figli della Costituzione nata dalla Resistenza’. Ma ai clericali, ai preti, al Vaticano evidentemente questo non bastava. Volevano essere alla pari del senatore McCarty. Scomunicarono il comunismo ‘ateo’ e il peso ricadde soprattutto sugli innocenti, cioè su noi bimbi che leggevamo ‘Il Pioniere’ e poco sapevamo di ideologia marxista o di religione cattolica. Un prete di chiara fama, vescovo di Padova, monsignor Bortignon, peccò di zelo e non gli parve vero di imbastire una ‘caccia alle streghe’ accusando sette bravi comunisti del paese di Pozzonovo di avere insegnato ai bambini-pionieri a ‘bestemmiare e a fare cose brutte nella sezione e nel cinema Tersicore’…
Tutto era partito nel luglio 1953 quando suor Battistina Gurian ascolta una ragazzina, Gabriella Ferro, cantare una canzone oscena: la bimba ha 3 anni e la suora interroga viene a sapere da tale Orazio Rossati che nella sezione del Pci di Pozzonovo si riuniscono 40 bambini e durante gli incontri «gli adulti insegnano a bestemmiare Dio e la Madonna, a insultare la religione e il papa. Gli adulti fanno anche spogliare i bambini più grandi e dopo aver spento la luce, insegnano a fare cose brutte. I bimbi sono addestrati al pugilato e i più bravi nelle bestemmie ricevono come premi biscotti e denaro».
Suor Battistina racconta tutto al parroco don Cesare Morosinotto che fa rapporto al vescovo Bortignon e si costituisce un piccolo tribunale con i sospettati costretti a firmare ‘dichiarazioni di colpevolezza’. Si muovono i carabinieri ma non accertano nulla di concreto. Il magistrato però avvia comunque una indagine e monsignor Bortignon lancia strali in Chiesa contro «il materialismo, l’ateismo, il sacrilegio, la bestemmia, l’immoralità e l’odio».
Il PCI reagì alle accuse e ‘il Lavoratore’, organo comunista del Veneto, pubblicò le ritrattazioni dei presunti testimoni fatte in canonica: «…Dichiaro che non è vero quello che ho scritto da don Cesare riguardo i dirigenti comunisti… L’ho scritto perché mi ha costretto don Ottavio. I comunisti non insegnano né a bestemmiare né a fare cose brutte». Il 29 dicembre 1954 si apre il processo con un capo d’imputazione sterminato: associazione a delinquere, atti osceni, spettacoli osceni, atti di libidine violenti, violenza carnale, corruzione di minorenni, sequestro di persona e violenza privata. Gli imputati sono difesi dall’avvocato Ettore Gallo, che diventerà presidente della Corte costituzionale; sul versante opposto per le parti civili ci sarà Giuseppe Ghedini, papà di Niccolò, il legale di Berlusconi. Il 28 gennaio 1955 Italo Ingrascì legge la sentenza: gli imputati sono tutti assolti «perché il fatto non sussiste». Quattro anni fa, più di mezzo secolo dopo, la chiesa di Pozzonovo si è ‘scusata’ in occasione della uscita di un libro che ha ricostruito la vicenda sintomatica del clima di ‘caccia alle streghe’ scatenato dalla guerra fredda anticomunista con la Chiesa e il Vaticano in testa. I sette comunisti accusati e assolti nel 1955 non hanno mai ricevuto le scuse ufficiali del parroco don Cesare Morosinotto e dell’allora vescovo Girolamo Bortignon, ispiratori dell’operazione.Ma proprio quattro anni fa monsignor Pierantonio Gios, ha pubblicamente riconosciuto che la Chiesa in quella circostanza ordì una montatura chiedendo scusa per la violenza ai danni di ragazzini innocenti: alcuni di loro erano presenti tra il pubblico e attendevano da decenni le parole riparatrici.Meglio tardi che mai.