Il povero non può scegliere. Quando ha varcato il cancello della indigenza, senza avvedersene, ha consegnato passioni, gusti, preferenze, inclinazioni: anche la sua identità.
È un povero e basta. Non gli può piacere lo yogurt greco, anche se talora lo acciuffa in offerta al discount. Quando ha azzardato un Fruyo al super – era una madeleine gustativa – l’ha scontata a lungo. Il prosciutto crudo neanche sa più che cosa sia, e in un’era lontana mangiava solo quello al taglio. Idem la bresaola, il grana, il pesce buono.
Non può vestirsi ma solo coprirsi, se gli va bene, senza troppa attenzione alle taglie e calpestando la nausea che gli suscitano colori e fogge male assortiti. Che vuoi, povero?
È scandaloso che il povero soltanto conosca il pantone del prossimo autunno, le migliori palette occhi e i fondotinta che sarebbero adatti al suo sottotono di pelle, ma che ovviamente non si può permettere. Perché in cima al bagaglio che ha dovuto cedere c’era l’armonia.
La sua è una vita, anzi una sopravvivenza, di rimessa. Legge i libri che qualcuno ha la bontà di regalargli. Un profumo mezzo usato è sempre una benedizione, anche se è un greve fiorito che non ha mai tollerato e ormai vira al rancido. Comprarlo è utopia, non quelli di nicchia cari un tempo ma nemmeno i ribassati di Tigotà e pure i taroccati. L’ennesimo “mai più”.
Ha imparato a non lagnarsi di mancanze che non siano primarie, perché un povero pretenzioso non si può vedere. Se non accetta tutto, è una vergogna.
Un povero non può scegliere. Non può deplorare lo stato penoso dei suoi capelli, poco importa che persino in molti reparti oncologici prestino la loro opera estetiste e parrucchiere. Deve tirare innanzi alle loro botteghe con la fermezza di un Amatore Sciesa.
Se c’è una cosa di cui il povero è ricco sono i consigli. Quasi sempre elementari, del resto se “si è ridotto così” è di certo un pirla cui bisogna illuminare il cammino anche nelle minuzie. Gli decantano le bellezze della decrescita felice, che per essere felice dovrebbe però essere volontaria, graduale e finita. Lo sommergono di indirizzi di posti da poveri, di leggi e decreti assisti poveri, di rimedi della nonna per poveri in crisi con i costi sanitari, di roba trovata in rete che dovrebbe fargli tanto bene e cui evidentemente non arriva, essendo pirla come sopra. Posti in cui possa ritrovarsi in fila con altri poveri.
Nessuno si interroga di quale sia il vero bene del povero che, con la sua casacca cinerina da povero, non può scegliere.
Decrescita felice Povertà Sopravvivenza