Il ragazzo con la pistola

Erano i tempi in cui frequentava l’università a Bari e ogni tanto, andava a guardare la vetrina di Bernardelli, l’armaiolo più famoso della città, lo si capiva dal luccichio delle tante armi nuove che aveva in vetrina. Allora c’era la sana abitudine di mettere i prezzi vicino all’articolo e così, dopo un sospiro di rassegnazione, rifaceva la strada e si trovava al “laboratorio” di un lustrascarpe di strada. Era un lusso che si concedeva, speranzoso, da quando una ragazza, che gli interessava molto, gli aveva detto che la prima cosa che notava in un uomo era la cura delle scarpe.
Durante le spazzolate, ripensava alla “S&W 38S” che aveva appena visto, era indubbio che fosse il top dei revolver.
Alla fine, un pezzo da 500 lire faceva rialzare la testa al lustrascarpe, che lo salutava, quasi gridando: «Dotto’ grazie e buona giornata, vi aspetto la settimana prossima!». Quel tocco di fedeltà e di attenzione per le sue scarpe lo faceva sentire “qualcuno” così la depressione per aver speso le penultime 500 lire gli passava.
Dopo un po’ di anni, quando ebbe i mezzi per i suoi capricci, ripassò da Bernardelli e comprò pistola, fondina e proiettili, per quasi 170.000 mila lire. L’armaiolo ci tenne, consegnandogli il pacco, a enfatizzare il momento, e gli disse: «Gentile signore, ha fatto il migliore degli acquisti». Uscì dal negozio con quel peso che un po’ lo spaventava. Non sapeva ancora perché.
Da qualche tempo aveva il “porto di pistola” perché era addetto al trasporto di valori, ma soprattutto perché aveva il prefetto amico. Andava al tiro a segno Nazionale di Lecce per fare pratica. Il costo dei proiettili era alto, ma vedere gli altri tiratori che gli andavano intorno per ammirare la sua arma, valeva la spesa. Lì incontrava il commissario C. col quale si scambiavano le armi per qualche serie di tiro, anche se l’altro aveva una modesta Beretta di servizio.
Una mattina, potendolo legalmente fare, prese l’arma con sé e la portò in banca: fu la prima e l’ultima volta. Verso le dieci, dalla porta principale, entrò sanguinante il commesso di cassa che a gesti faceva intendere l’accaduto. Qualche secondo dopo era già fuori, in tempo per vedere i due su una moto e quello seduto dietro con la borsa piena di soldi. Mentre la moto partiva, estrasse, si mise a gambe divaricate, e con tutte e due le mani serrò il revolver. Aveva nel mirino moto e rapinatori. Il cuore stava scoppiando ma le mani erano ferme. Fu un attimo, rivide quando sparava ai blocchi di tufo: il foro di entrata era normale, ma quello di uscita era devastante. I marciapiedi erano pieni di gente da una parte e dall’altra e pensava a quel proiettile “38 special” che avrebbe si colpito i ladri, ma anche potuto far male a innocenti.
Mise giù l’arma e poi nella custodia, rientrò esausto. Avere un’arma, senza il coraggio e la certezza di saperla usare non aveva più senso. Chiamò immediatamente il commissario C. e gli disse che quella sera stessa, uscendo dalla questura, poteva passare dall’armeria che conosceva per ritirare una “S&W 38s”, proprio quella che gli piaceva tanto: C. ringraziò e lui si sentì subito meglio. Il prezzo? Il simbolico corrispettivo di una lustrata per le sue Church’s, magari nei giardinetti di piazza Garibaldi a Bari per far andare ancora ricordi e fantasia. E così fece.

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