Il ragazzo sui pattini a rotelle

Kjhòsoihjòsjhòrohislgkhfhgiujtojkòlkvnbkjhbwoiuthpwoirtjhlknvfblksdfghj
La bellezza sono queste lettere.
Brillano, ciascuna con un proprio colore e una propria luce. Sfavillano, a intermittenza o sfumando in un alone, che le proietta e le fonde alla lettera successiva.
Dicono che io non sappia usare le parole, che non le comprenda, che le lettere non formino un senso compiuto quando le soffio fuori con il fiato, che sussurra, o con il pensiero, che urla.
Mentono.
Lkjflkncasdpofityhasderubnblkdjfhiwunbslkòdfjhènpeotuyhpiujbvnòdflgjiò
Le parole sono queste lettere.
Io le accarezzo con un sospiro amorevole, le vesto con un gorgoglio perché mi commuove la loro bellezza e provo dolore nel vederla così fugace e nuda.
Dicono che sia malato, che non sappia ascoltare chi mi parla, che neppure mi accorga di chi mi è vicino, che ogni mio gesto sia insensato, incomprensibile, come le parole che non dico.
Non capiscono.
Jdlfguqpirghàòmmcvnlsdufhtwueahgpuerywkjndnhblòsikjhnwlkjhfpbiòkj
La memoria sono queste lettere.
Io ascolto, vedo tutto. E nella mente conservo tutto, come conservo le parole in teche trasparenti come il filo del ragno, luminescenti come la bava della lumaca, impalpabili come le nuvole che fisso ogni giorno.
Dicono che viva in un mondo tutto mio, perso in vuoto da cui mai sono uscito, incapace di provare emozioni, affetti, empatia, odio, ira, allegria, ilarità. Amore.
Ignorano.
Ksdyrangjgòoljhawrthnarfhloifòaigypuerhgnakjbnòlsujhpiahbvsknbligh
I miei sensi sono queste lettere.
Ogni lettera ha un senso. E’ una musica. Un rumore. Un viso. Un gesto. Uno sguardo. Un luogo. Un fiore. Un sasso. Un viale. Un profumo. Uno schiaffo. Una spinta. E il gusto del cioccolato, del latte, del sangue.
Dicono che il mio sguardo sia cieco, il mio volto inespressivo, il mio cuore gelato. Che ripeta gli stessi gesti, percorra la stessa strada, avanti e indietro, avanti e indietro, avanti e indietro.
Non vedono.
Mjgaòdlturtmnsqekufgaaglhfòwoerihgjeghaòiorfhgkjblkjhgoiurywoiahz
Avanti e indietro, avanti e indietro, avanti e indietro. Su e giù per questo viale, i pattini ai piedi, volo, mi fermo, atterro, mi siedo, parlo e canto in silenzio, riparto, volo, cado, mi rialzo e parlo, canto, ascolto, vedo. Le lettere con me.
Le mie lettere, oggi, si sono accese su una donna. L’ho incrociata tante volte, in questo viale. Sul triciclo, barcollando, sui pattini. Quando ero più piccolo. Ieri. Domani. Mai. Sempre.
Ma oggi lei ha visto le mie lettere. Le ha viste, nel breve, lunghissimo istante in cui splendevano in me.
MihaiguardatonegliocchiTihoguardatanegliocchiHaivistoHaicapitoSonoioleletteresonoio

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