IL SAPORE DEL VIOLA

Quando si voltò vide che il mondo la stava guardando e le piacque, da tempo si era dimenticata la gioia di Mago Libero. E si mise a correre, intrecciando i suoi attimi con quelli dei bambini che la cercavano e si nascondevano e poi le saltellavano intorno per aiutarla a volare. E appena la fecero prigioniera contò i suoi respiri fino a quando se ne dimenticò : ogni inspiro la trasportò in una tensione lasciata lì da chissà quanto tempo e ogni espiro sciolse il piccolo nodo che si era aggrovigliato ai suoi anni.
Poi si ricordò delle capriole e volle ricominciare a vedere i contorni della sua vita in quell’alto e in quel basso che si rincorrono volando. E non c’era più giusto o sbagliato, bene o male, bello o brutto perché il seme del su era già in quel giù precipitoso, pronto a rinascere verso l’alto , capriola dopo capriola.
E allora rise e si accorse di avere lasciato da qualche parte il suo bastone, quello che da anni la accompagnava nei passi incerti e zoppicanti. Non si era dimenticata di sé, si prese per mano saltellando e nello specchio riconobbe le treccine e lo spazio vuoto del molare.
E pianse mentre rideva, e non seppe più se stava giocando alla vita o se stava vivendo in un grande gioco. I suoi otto anni avevano incontrato gli ottantasette e il mondo aveva riacceso la luce.

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