Aldo Braibanti, filosofo, poeta, studioso delle formiche, fu accusato alla fine degli anni ’60 di “plagio” nei confronti di due studenti. Il codice Rocco (art.603), abolito solo nell”81″, pretendeva che “Chiunque sottopone una persona al proprio potere, in modo da ridurla in totale stato di soggezione, è punito con la reclusione da cinque a quindici anni”. In realtà, l’accusa che pendeva sulla testa di Braibanti era di essere omosessuale, o pederasta o invertito, come allora si usava dire. Il codice fascista, infatti, non prevedeva la diversità sessuale perché tutti i maschi italici non potevano che essere virili.
Anche chi quegli anni li ha vissuti (il processo d’appello fu nel 1969) sa poco o niente di quella incredibile vicenda. Il merito di averla riportata all’attenzione del pubblico è del regista Gianni Amelio, che con il suo film presentato a Venezia, si è “liberamente ispirato a fatti reali”. Ma, ancor prima che ad Amelio il riconoscimento va dato al documentario del 2020 di Massimiliano Palmese e Carmen Giardina, che con la testimonianza di intellettuali che all’epoca difesero lo studioso (da Maraini a Bellocchio) ricostruisce in modo puntuale e rigoroso la storia.
Alcuni critici rimproverano ad Amelio una enfatizzazione del personaggio che in talune scene forse c’è (le lezioni nella “Comune”, il modo duro di trattare alcuni allievi) ma trasfigurare la realtà è diritto inalienabile di un artista, come già successo nel controverso Hammamet. Braibanti (1922-2014), spirito libero, partigiano. non aveva mai negato la sua omosessualità ma nemmeno l’aveva ostentata. La sua storia di amicizia e di amore con Ettore (nella realtà Giovanni Sanfratello), suo studente e aspirante pittore (e comunque già maggiorenne) viene da subito osteggiata dalla famiglia del ragazzo, disgustata dalla fama contro natura del suo maestro. La madre e il fratello di Ettore (anche lui comunista ma poi “guarito” grazie all’intervento di Padre Pio), scovano i due amanti a Roma, internano il ragazzo in una clinica psichiatrica (dove verrà sottoposto a infiniti elettroshock) e con l’aiuto di alti papaveri in ambito politico-giudiziario riescono a far incriminare l’intellettuale. Sullo sfondo un’Italia provinciale, bigotta, perbenista, omofoba in cui i “diversi” non avevano cittadinanza – ma il mondo sta cambiando gli dice il giornalista dell’Unità suo amico (un bravissimo Elio Germano) osservando la folla di studenti che protestano contro la sentenza. Sì, il mondo sta cambiando, gli risponde Aldo, ma chi detiene il potere non cambierà mai.
Straordinaria l’interpretazione quasi teatrale di Luigi Lo Cascio nella parte di Braibanti, tenera e commovente quella dell’esordiente Leonardo Maltese nei panni del giovane Ettore.
Un film da vedere, un pezzo vergognoso della storia italiana che speriamo non dover rivivere, anche se attualizzato, in un prossimo futuro.
Il signore delle formiche – di Gianni Amelio – Italia 2022
Il caso Braibanti di Massimiliano Palmese – Italia 2020 – disponibile su Sky Documentaries
Anche chi quegli anni li ha vissuti (il processo d’appello fu nel 1969) sa poco o niente di quella incredibile vicenda. Il merito di averla riportata all’attenzione del pubblico è del regista Gianni Amelio, che con il suo film presentato a Venezia, si è “liberamente ispirato a fatti reali”. Ma, ancor prima che ad Amelio il riconoscimento va dato al documentario del 2020 di Massimiliano Palmese e Carmen Giardina, che con la testimonianza di intellettuali che all’epoca difesero lo studioso (da Maraini a Bellocchio) ricostruisce in modo puntuale e rigoroso la storia.
Alcuni critici rimproverano ad Amelio una enfatizzazione del personaggio che in talune scene forse c’è (le lezioni nella “Comune”, il modo duro di trattare alcuni allievi) ma trasfigurare la realtà è diritto inalienabile di un artista, come già successo nel controverso Hammamet. Braibanti (1922-2014), spirito libero, partigiano. non aveva mai negato la sua omosessualità ma nemmeno l’aveva ostentata. La sua storia di amicizia e di amore con Ettore (nella realtà Giovanni Sanfratello), suo studente e aspirante pittore (e comunque già maggiorenne) viene da subito osteggiata dalla famiglia del ragazzo, disgustata dalla fama contro natura del suo maestro. La madre e il fratello di Ettore (anche lui comunista ma poi “guarito” grazie all’intervento di Padre Pio), scovano i due amanti a Roma, internano il ragazzo in una clinica psichiatrica (dove verrà sottoposto a infiniti elettroshock) e con l’aiuto di alti papaveri in ambito politico-giudiziario riescono a far incriminare l’intellettuale. Sullo sfondo un’Italia provinciale, bigotta, perbenista, omofoba in cui i “diversi” non avevano cittadinanza – ma il mondo sta cambiando gli dice il giornalista dell’Unità suo amico (un bravissimo Elio Germano) osservando la folla di studenti che protestano contro la sentenza. Sì, il mondo sta cambiando, gli risponde Aldo, ma chi detiene il potere non cambierà mai.
Straordinaria l’interpretazione quasi teatrale di Luigi Lo Cascio nella parte di Braibanti, tenera e commovente quella dell’esordiente Leonardo Maltese nei panni del giovane Ettore.
Un film da vedere, un pezzo vergognoso della storia italiana che speriamo non dover rivivere, anche se attualizzato, in un prossimo futuro.
Il signore delle formiche – di Gianni Amelio – Italia 2022
Il caso Braibanti di Massimiliano Palmese – Italia 2020 – disponibile su Sky Documentaries
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